Ubriaca al momento del parto,
ritrovato il neonato rapito dalla madre

Ubriaca al momento del parto, ritrovato il neonato rapito dalla madre
di Petronilla Carillo
Domenica 6 Maggio 2018, 11:09
3 Minuti di Lettura
Salerno. È durata meno di ventiquattro ore la fuga di Marta Wozniel, la mamma che venerdì sera aveva portato via il proprio figlioletto dal reparto di terapia intensiva neonatale dell'ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona. Lo aveva rapito per tenerlo con se, sospettando che il tribunale dei Minori glielo avrebbe sottratto, come già fatto con gli altri due fratellini quando fu arrestata per spaccio di droga. Quando il 28 marzo scorso aveva partorito, si era presentata ubriaca in ospedale. Un dettaglio che non poteva passare inosservato, visto che avrebbe potuto nuocere il feto. Un comportamento che avevano segnalato anche alla procura dei minori di Salerno.

La fuga è durata dalle 21 di venerdì fino a poco dopo le 18 di ieri quando la donna e il suo compagno, hanno commesso una leggerezza: acceso per pochi istanti il telefono cellulare consentendo agli uomini della squadra mobile, agli ordini del vicequestore Lorena Cicciotti, di agganciare la cella e rintracciarli. E così li hanno ritrovati in un casolare abbandonato sulla Lungoirno a pochi passi dal centro della città. La polacca e il suo compagno Paulo Schumude erano insieme al fratello di lei e alla sua compagna. Venerdì sera avevano chiesto proprio a lui di aiutarli. L'uomo prima li ha accolti in casa e poi, immaginando che sarebbe andata la polizia a cercarli, ha trovato loro un casolare abbandonato a pochi metri dalla sua abitazione. Quando i poliziotti hanno fatto irruzione, hanno immediatamente tolto il piccolo dalle braccia della mamma e lo hanno portato in ospedale.
La giovane polacca - portata in questura - è stata denunciata, la posizione degli altri tre al momento è al vaglio della magistratura.

Una storia brutta, una genitorialità negata per ben tre volte ad una donna i cui figli hanno tutti padri diversi. Ma Marta questa volta voleva cambiare il destino della vita del suo bambino. Nessuno le aveva detto ancora nulla. Ma quelle continue telefonate che le arrivavano dai servizi sociali del Comune di Giffoni Valle Piana e dalla polizia giudiziaria della procura dei minori di Salerno - alle quali lei non rispondeva più - l'avevano insospettita. Ed aveva ragione. Il tribunale dei Minori il 24 aprile scorso aveva emesso una ordinanza con la quale si disponeva il trasferimento del neonato in una Comunità, o in affido ad una famiglia. Così ogni giorno chiedeva ai medici quando poteva portare a casa il piccolo. Ed ogni giorno aveva una risposta negativa. Il piccolo, difatti, nonostante le buone condizioni di salute, continuava ad essere ricoverato in Tin perché reparto «protetto». Così ha organizzato il tutto.

 

Marta era andata in reparto, all'ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona di Salerno, per allattarlo. Le infermiere glielo avevano consegnato, come facevano sempre: era comunque la mamma ed aveva l'autorizzazione ad allattare il proprio piccolo e a fargli visita almeno una volta al giorno. Come da prassi. Così, una volta attaccato al seno il suo piccino, le due infermiere si erano spostate nella stanzetta accanto per consentire alla donna di avere qualche momento di intimità. Alle 21, però, termina il turno, cambia il personale. Durante il solito giro di controlli, una infermiera in servizio notturno si accorge che il piccolo non era nella sua culla ed avverte il medico di guardia. Scatta l'allarme. La vigilanza inizia a visionare tutti i filmati delle telecamere a circuito interno e seguono, passo dopo passo, la donna la quale, con il neonato in braccio, esce velocemente dalla palazzina. Le immagini la riprendono anche all'esterno: ad attenderla c'è un uomo. I due si incamminano velocemente verso l'uscita, attraversano la strada e si dirigono verso il sottopasso, nei pressi della fermata della metropolitana. Le immagini poi si interrompono.

Il direttore generale del Ruggi, Giuseppe Longo, pur dichiarando che «non c'è stata nessuna falla nel sistema di sicurezza dell'ospedale», ha comunque istituto una commissione interna d'inchiesta presieduta dal direttore medico di presidio Angelo Gerbasio per capire cosa possa essere accaduto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA