Vecchioni, lezione di «grecità»
nella basilica di Paestum

La lezione di Vecchioni a Paestum
La lezione di Vecchioni a Paestum
di Paola Desiderio
Sabato 29 Ottobre 2016, 08:00 - Ultimo agg. 08:50
3 Minuti di Lettura
CAPACCIO - PAESTUM - Una folla di bambini schiamazzanti si raccoglie in cerchio intorno a un cantastorie. I suoi racconti catturano subito: sono belli e strani... È la sinossi del libro «Viaggi del tempo immobile» di Roberto Vecchioni. Viene alla mente vedendo la meraviglia fanciullesca impressa sul volto degli spettatori del reading del cantautore, scrittore e poeta milanese, ma di origini napoletane, a Paestum. La basilica paleocristiana è una culla dove la platea sogna condotta dal vortice di emozioni che evoca questa curiosa «Lectio», voluta da Ugo Picarelli all’interno della Bmta, che si snoda e affabula tra parole e musica. È un incanto. La bellezza della parola poetica nella scenario della bellezza per eccellenza, la vecchia chiesa e i templi in lontananza, accarezzati dal vento così come il «canto» di Vecchioni che scorre limpido «nelle vie del cuore». 

Uno spettacolo unico, irripetibile, quello che ha tenuto «il mercante di luce». Altro libro cult da lui scritto, il cui titolo evoca, per chi si abbevera alla sua sorgente di laica spiritualità, la figura di un autore che è soprattutto un uomo giusto e un professore, nel senso alto della parola. La bellezza. Già. La cui origine, per noi italiani, è nella cultura e civiltà greca, in quella classicità che è sempre contemporanea. E che, nella magnogreca Paestum, si fa respiro, anelito. È il motivo per cui Vecchioni ha accettato di fare da testimonial. Vivendo in pieno i fermenti che arrivano da questa Borsa, non più vetrina turistica, ma sede deputata alla promozione del valore bellezza. Eccolo già dal primo pomeriggio aggirarsi negli stand, ascoltare qualche intervento, dei numerosi convegni in corso, incontrarsi, quasi casualmente col ministro Dario Franceschini e scambiare con lui qualche battuta, con la stessa semplicità con cui ha dialogato con quanti lo hanno fermato per un autografo o una foto.

Poi, solo un lieve, perdonabile ritardo, Vecchioni arriva al suo appuntamento nella Basilica, protagonista della lezione magistrale sul Mediterraneo antico, in un viaggio del tempo immobile che parte dalla Calabria. La performance è stata promossa dal Dipartimento Turismo e Beni Culturali, Istruzione e Cultura della Regione Campania. «Voglio insegnare che cos’è la grecità - è l’esordio - Capire che le pietre non sono morte, sono vita; che i miti non sono favole, sono verità. Solo dopo potremo cominciare: alfa, beta, gamma, delta. Il tempo dei greci non era come il nostro. Loro avevano il sentimento del tempo, i loro verbi non hanno passato, presente, futuro, c’è un presente unico, che è un punto solo». Vecchioni in cattedra. Ma ha anche cantato e recitato poesie in greco, conquistando tutti. «Non esiste nessun passato che non sia presente. Prendiamo ad esempio il verbo orao, che significa “io sto vedendo”, il passato è oida, che significa “so”. Sempre presente, i greci hanno la presenza della vita. Il futuro lo inventano tardi. Loro sono presenti come mito. Ritualizzano quello che vedono nel mito e non sono mai fermi, i greci si muovono».
© RIPRODUZIONE RISERVATA