Negli anziani, quando la temperatura è molto alta, oltre a ridursi la percentuale di acqua corporea (che passa dal 60% del peso dell’adulto al 50% scarso), condizione che già li espone al rischio di disidratazione, anche la sete non funziona più come campanello d’allarme.
Perché questa sensazione si riduce col passare degli anni, forse per un’alterazione degli osmocettori (recettori ipotalamici che intervengono nella regolazione idro-salina dell’organismo) o per un aumento di peptide natriuretico atriale (un inibitore della sete). Combattere la disidratazione degli anziani, sollecitandoli a bere una quantità adeguata di acqua e anche a mangiare frutta e verdura, è fondamentale per il loro organismo in questo periodo.
RICOVERI
A peggiorare le cose c’è il fatto che anche i reni sono meno efficaci nel concentrare le urine per trattenere i liquidi (rispondono meno all’ormone anti-diuretico o ADH) e il sodio. Alcuni anziani infine hanno difficoltà a deglutire o presentano problemi di comprensione e di comunicazione.
LA QUANTITÀ
Se non ci sono limitazioni particolari, dovute a patologie quali scompenso cardiaco o insufficienza renale, bisognerebbe garantire un apporto minimo di liquidi di 1,5-2 litri nei periodi di maggior caldo (o 8 bicchieri da 250 ml per gli uomini e 6 bicchieri da 250 ml per le donne). Non bisogna fidarsi della sete perché spesso gli anziani non la avvertono. Molto meglio strutturare una routine di idratazione, stabilendo una serie di orari durante il giorno in occasione dei quali far bere un bicchiere d’acqua o altra bevanda possibilmente senza gas. Tenere sempre ben in vista una bottiglietta d’acqua o un thermos, può fungere da memo visivo.