Covid, la ridotta massa muscolare aumenta il rischio di complicanze

Covid, la massa muscolare ridotta aumenta il rischio di complicanze
Covid, la massa muscolare ridotta aumenta il rischio di complicanze
Lunedì 5 Aprile 2021, 08:53 - Ultimo agg. 6 Aprile, 09:41
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La massa muscolare è uno dei fattori collegati alle complicanze da Covid-19. A sottolinearlo è uno studio pubblicato sulla rivista "Radiology", che ha coinvolto quattro ospedali e tre università italiane, coordinato dall'Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano e dall'Irccs Policlinico San Donato milanese: una ridotta massa muscolare nell'anziano, o sarcopenia, è collegato a maggiori complicanze in diverse malattie, tra cui quelle oncologiche, ma un'associazione sfavorevole si verifica anche nei pazienti affetti da coronavirus.

Nello studio sono stati inclusi 552 pazienti di cui 364 uomini, con età media di 65 anni, ricoverati nei reparti ordinari o in terapia intensiva, nel corso della prima ondata pandemica, dei quali sono state ottenute informazioni relative allo stato della muscolatura paravertebrale ottenute tramite TAC toracica, eseguita all'ingresso in ospedale per verificare la presenza di polmonite.

L'analisi ha preso in esame età, sesso, indice di massa corporea, estensione della polmonite, stato muscolare, eventuali malattie concomitanti broncopolmonari, cardiovascolari, neurologiche e oncologiche, diabete, insufficienza renale. È stata osservata una forte associazione tra la ridotta massa muscolare del paziente e l'insorgenza di complicanze da Covid, legate al ricovero in terapia intensiva o al decesso.

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«Le Tac toraciche eseguite sui pazienti ci hanno dato la possibilità di avere accesso a una fonte preziosa di informazioni relative allo stato dei muscoli paravertebrali - conferma Luca Maria Sconfienza, responsabile dell'Unità di Radiologia del Galeazzi -. Questo ci ha permesso di validare la nostra ipotesi, ovvero che la ridotta massa muscolare sia un fattore rilevante da considerare nei pazienti Covid, come già accade per altre comorbidità. Questi risultati - conclude - potrebbero essere utili ai colleghi clinici impegnati nei reparti Covid».

 

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