Sarà la Turandot, ultimo capolavoro incompiuto di Puccini, ad aprire la stagione lirica 2023/2024 del teatro San Carlo di Napoli. Il sipario si alza sabato 9 dicembre sulla nuova produzione per la regia di Vasily Barkhatov, al suo debutto al San Carlo, che promette una Turandot diversa dalle altre. Una Turandot dal clima dark, a metà tra la glorificazione e il clima di terrore, tra una felicità e un'infelicità abissale, tuttavia una storia d'amore, che apre la stagione che celebra due centenari, quello del centenario della morte di Giacomo Puccini (1924-2024) e quello della nascita di Maria Callas (1923 – 2023), che cantò per la prima volta al teatro San Carlo nel 1949 proprio il ruolo di Turandot per tre rappresentazioni.
Il russo regista Vasily Barkhatov, tra i più richiesti della sua generazione, spiega in conferenza stampa le sue scelte: «Desideravo preservare la bellezza del trionfo finale dell’amore che sembra un super "happy end", un concentrato di tutti i lieto-fine della storia dell’opera.
La direzione di Turandot è affidata al direttore musicale Dan Ettinger, alla sua prima inaugurazione sancarliana, sul podio alla testa di orchestra e coro del lirico di Napoli. «Lo sguardo curioso di Puccini – afferma Ettinger - va con questa sua ultima opera ben oltre Butterfly. In Turandot giunge all’estremo la voglia del compositore di sperimentare, la sua curiosità. Puccini sperimenta motivi, melodie, frammenti ritmici, ogni possibile via per portare il suo viaggio davvero oltre i limiti. Pensiamo all’orchestrazione, dove usa strumenti esclusivamente occidentali, ma che imitano quelli cinesi senza inserirne di autentici. Da un lato l’uso dell’orchestra sembra davvero convenzionale, soprattutto nella situazione attuale delle grandi orchestre occidentali. Ma è l’uso che Puccini fa dell’orchestra, la sua orchestrazione, che è semplicemente geniale. È vero che inserisce un solo autentico strumento cinese, il gong, ma se guardiamo all’intera sezione delle percussioni, tutte rigorosamente occidentali, quel che riesce a creare con questi diversi strumenti non può che essere definito geniale».
L'opera in tre atti e cinque quadri, su libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni, mancava dalle scene sancarliane dal 2015 e andrà in scena appunto nella versione con il finale di Franco Alfano. Sette in tutto le recite, in programma dal 9 al 17 dicembre. Non solo. La serata del 9 dicembre sarà trasmessa da Rai Cultura in prima serata su Rai5 alle 21.15 e in diretta streaming sulla piattaforma Medici.tv.
Nel cast di grandi voci Sondra Radvanovsky considerata la migliore Turandot dei nostri tempi, Alexander Tsymbalyuk (Timur), Yusif Eyvazov (Calaf), Rosa Feola (Liù).
«Amo particolarmnete il mio personaggio, perchè dedica tutto il suo canto all'amore, è una donna che dietro la sua fragilità e la sua dolcezza nasconde una grande forza interiore, che la porta a decidere della sua vita autonomamente»- dichiara Rosa Feola parlando del suo personaggio Liù. «Per me cantare al San Carlo è una grande responsabilità perchè questo palco ha visto le più grandi voci della storia lirica. - dice il tenore Yusif Eyvazov «Ho un rapporto di conflittualità con Calaf, perchè non capisco come si possa abbandonare una povera fanciulla e lasciarla massacrare davanti ai suoi occhi. Non è proprio un'eroe.» - aggiunge parlando del suo personaggio.
Turandot vestirà anche un'armatura da Giovanna D'Arco, i personaggi avranno costumi di diverse epoche, così come le scene. Ad esempio Turandot porterà la foto di sè bambina dietro la schiena, a proteggere la sua memoria. «Le regie di Turandot sono un po' tutte uguali - nota il soprintendente Stephan Lissner - oggi e' giusto cercare un legame tra libretto, storia e il nostro mondo. Non torno sul tema dei femminicidi, che c'è. Dico solo che in questo momento drammatico mi sembra sia doveroso dimostrare che il nostro lavoro non è solo divertimento e piacere ma anche riflessione sul mondo attuale».