Pretty Yende a Napoli: «Riapro il teatro San Carlo, poi canto per il re»

«Ho meravigliosi ricordi del teatro, del suo prestigio e della bellezza della sala»

Pretty Yende
Pretty Yende
di Donatella Longobardi
Giovedì 6 Aprile 2023, 11:00
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«Adoro le canzoni classiche napoletane, sono tra le musiche che preferisco cantare nei recital. Ho imparato un bel po' di titoli e mi sono consultata con alcuni amici del posto per cercare di ottenere il migliore accento napoletano....». Sarà dunque questa la «sorpresa» che Pretty Yende prepara per il pubblico del San Carlo? Alle 19 la soprano sudafricana, accompagnata al pianoforte da Michele D'Elia, apre ufficialmente il teatro dopo il restauro della sala storica dove ieri hanno effettuato una visita le famiglie e i ragazzi delle orchestre giovanili della Sanità e di Forcella con gadget e uova di Pasqua finali offerte nell'ambito del progetto «La porta dei sogni».

Nei tre mesi di chiusura in teatro sono stati rifatti parquet, tavolato del palcoscenico, rimessi a nuovo alcuni impianti e sopratutto la tela del soffitto dipinta da Cammarano; spolverate tutte le superfici (stucchi, gessi, rasi e velluti) con un effetto di insolita luminosità.

Grande attesa dunque per gli affezionati che in apertura del recital potranno ascoltare «Exsultate, jubilate» (mottetto K. 165 di Mozart), quindi di Rossini due brani dalle «Soirées musicales» e, da «Semiramide», «Bel raggio lusinghier»; poi Debussy, Liszt e chiusura con il Donizetti di «Maria Stuarda»: «O nube! che lieve... Nella pace del mesto riposo». 

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Yende, come ha scelto il programma della serata?
«Ho pensato che per una occasione così speciale in un teatro che rappresenta la storia della musica dovevo rifarmi ai compositori legati alla storia stessa di questo teatro e della città. Così ecco Rossini, Donizetti, ma anche Bellini. E una meravigliosa sorpresa, spero che il pubblico possa godere ogni nota».

Lei è considerata una specialista del belcanto.
«Certo. La genesi della mia crescita artistica è stata tutta centrata sul repertorio belcantistico grazie a Mirella Freni. La sua guida è stata fondamentale per farmi avvicinare a questo repertorio fin dall'inizio della mia carriera, da allora non mi sono più guardata indietro».

Lei è nata in Sudafrica, ma ha studiato a Milano all'Accademia della Scala: che cosa ha significato per la sua evoluzione artistica?
«Ha significato molto perché, considerando il fatto che non conoscevo l'opera, è stato determinante per comprendere che appartengo davvero al mondo dell'opera. Così quando ho vinto un concorso a Vienna, uno dei premi era un invito alla Scala. E mi sono detta "Wow! un invito alla Scala", chi potrebbe dire di no?».

E lì ha imparato anche l'italiano?
«Certo! Ho fatto tutto per apprendere non solo la lingua ma anche la cultura italiana, il modo di essere italiana. Perché per recitare in scena devo conoscere le indicazioni degli autori e capire bene per poter trasmettere al pubblico grazie alla voce quello che i compositori hanno scritto, un dono straordinario».

Al San Carlo ha cantato in recital e come Violetta nella «Traviata», che ricordi ha?
«Ho meravigliosi ricordi del teatro, del suo prestigio e della bellezza della sala. Durante le performance, sia in concerto che nell'opera, si è creata una meravigliosa connessione con il pubblico, ho sentito fortissime emozioni».

Dopo Napoli il prossimo mese sarà a Londra per cantare all'incoronazione di re Carlo III, come si prepara?
«Non vedo l'ora che arrivi quel giorno e sono certa sarà una giornata straordinaria non solo per me e la mia generazione, ma anche per le generazioni future. Leggendo nei libri troveranno il nome di un soprano sudafricano, Pretty Yende che ha cantato all'incoronazione. Quindi non solo chi segue il mondo dell'opera, ma tutti potranno conoscere il mio nome».

Lei ha 38 anni, ha cantato al Met e nei maggiori teatri del mondo, come vede il suo futuro?
«Il fatto che abbia avuto un incredibile successo non mi rende una professionista adulta, sono ancora giovane e aspetto che la mia voce raggiunga il picco per capire che repertorio sarò in grado di affrontare con gli anni. Insomma, ho grandi speranze, però continuo a studiare». 

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