Solo due gol dai centrocampisti mai così male nell’era D’Agostino

Marco Armellino
Marco Armellino
di Marco Festa
Mercoledì 28 Febbraio 2024, 00:05
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Ventotto partite, quaranta gol fatti, solo due dagli interni di centrocampo. A dieci giornate dalla fine del campionato è sempre più conclamato uno dei limiti dell’Avellino che, tra le prime cinque in classifica del girone C di Serie C, è la squadra andata meno a bersaglio con giocatori diversi dagli attaccanti.

Ha certamente ragione Pazienza quando dice che la priorità è mettere le punte nella condizione di finalizzare lo sviluppo della manovra offensiva, ma è altrettanto evidente che un maggior contributo in fase realizzativa da parte degli interpreti scelti per la mediana non avrebbe di certo guastato.

Fatto sta che il 24 settembre Armellino ha segnato di testa contro il Monopoli, il 6 gennaio De Cristofaro ha infilato nella porta sguarnita del Latina e null’altro. Sia nel mezzo sia dopo calma piatta: nessuna incursione risolutiva da parte delle mezzali; nessun guizzo su palla inattiva sia calciando direttamente verso la porta sia scodellando in area di rigore palloni da capitalizzare imponendosi nel gioco aereo, sfruttando la conclamata forza fisica e l’esperienza degli elementi in organico.

Più quantità che qualità, a prescindere dal sistema di gioco adottato: dal 3-5-2 passando per il 4-3-2-1, il 3-4-3 e fino ad arrivare al 4-3-3, la sostanza non è mai cambiata. Quando l’Avellino ha esultato lo ha fatto per trenta volte con Patierno, Gori, Sgarbi, Marconi e D’Ausilio; altre otto grazie a difensori e cursori di fascia (tre volte per merito di Ricciardi, una di Tito, Mulè, Sannipoli, Cionek e Rigione, ndr).

Solo una volta per girone i tifosi sono potuti scattare in piedi per applaudire i deputati ad agire nel settore nevralgico.

Un dato su cui riflettere perché al netto di ciò che conta davvero, ovvero il risultato finale, nei quattro anni della gestione D’Agostino non era andata mai così male.

Diventato proprietario del club biancoverde il 29 febbraio 2020, il suo primo Avellino concluse anticipatamente l’annata agonistica a causa del Covid e con uno score di dodici gol garantiti dai protagonisti a metà campo: nove quelli totalizzati da Di Paolantonio, uno a testa per Rossetti, Karic e Garofalo.

Nel 3-5-2 di Braglia furono tredici i sigilli dei centrocampisti nella stagione 2020/2021 culminata con l’eliminazione in semifinale playoff per mano del Padova: dieci centri di D’Angelo, tre di Aloi, uno di Carriero e De Francesco. Altro giro, altra corsa: nella Serie C formato 2021/2022 iniziata con Braglia e conclusa nel secondo turno degli spareggi promozione con Gautieri lasciarono una traccia Aloi, D’Angelo, Carriero e Kragl (tre reti) insieme a De Francesco (due), Mastalli e Matera (uno). Una cooperativa dal fatturato complessivo di sedici gol.

Perfino nell’anonima versione dell’Avellino formato 2022/2023 le cose sono andate decisamente meglio: quattro gol di Casarini, tre di D’Angelo, due di Matera e Dall’Oglio, uno di Mazzocco per un totale di dodici reti realizzate. La doppia cifra ora appare un miraggio e non è un dettaglio; non è solo una questione prettamente numerica, perché denota la carenza di soluzioni alternative che dovrebbero garantire maggior imprevedibilità, soprattutto in contesti di gare bloccate.

Lo scorso lunedì sera, Simonetti del Benevento ha doppiato da solo lo score dell’intero centrocampo dell’Avellino mettendo a segno il suo quarto gol, per effetto del quale i sanniti hanno chiuso i conti sul 4-0 contro il Sorrento confermando la verve di un reparto in cui Karic, Kubica e Agazzi hanno dato il proprio contributo con un gol ciascuno. Nel Picerno del capocannoniere Murano (17 gol), De Cristofaro ha salutato non prima di aver gonfiato tre volte la rete avversaria, ma anche Gallo ha timbrato il cartellino. La Juve Stabia capolista non è solo Candellone e Adorante, ma è lassù avendo planato pure sulle ali a Romeo (tre gol), Erradi (due) e Leone (uno). Il Taranto di Kanoute (tredici gol) ha, infine, trovato la via della porta avversaria con Zonta, Calvano e Romano.