Antonio Conte al Napoli, De Laurentiis prova il grande colpo

L'ex ct della Nazionale non chiude: «Rispetto ed educazione»

Antonio Conte alla festa del centenario della presidenza Agnelli
Antonio Conte alla festa del centenario della presidenza Agnelli
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Mercoledì 11 Ottobre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 19:06
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Si è fatto travolgere dal clima di depressione che circonda il Napoli in queste ore. Ma ormai è chiaro: Aurelio De Laurentiis ha scaricato Garcia. Quello che da oggi pomeriggio guiderà il Napoli sarà un Re Travicello. Avesse il presidente tra le mani un sostituto, sarebbe già stato esonerato il tecnico francese. Destino triste. È chiaro che De Laurentiis aspetta un sì: quello di Antonio Conte è un sogno che il patron insegue ma lui frena: «Ho lasciato il Tottenham per stare con la mia famiglia, anche se tutto può succedere. Napoli? Bisogna avere rispetto ed educazione». Non dovesse avverarsi, il piano B, quello più concreto porta a Igor Tudor, ex Verona e Marsiglia. Per il momento, dunque, Garcia resta. Per il momento guiderà lui l'allenamento di questo pomeriggio. Già, per il momento si va avanti così. Perché tutto può succedere dopo che De Laurentiis ha praticamente esautorato il proprio tecnico, dopo che i gesti plateali e in serie di Kvara, Osimhen e Politano pure hanno mandato un segnale evidente di debolezza. Resistere è una questione che forse al francese neppure importa più. Garcia sapeva del clima ostile ma era certo di avere fino a pochi giorni fa il patron dalla sua parte, perché l'obiettivo della stagione era il ritorno in Champions. Scopre, d'un tratto, nella notte post-Fiorentina, una proprietà scontenta, furiosa, che è pronta a gettarlo a mare. Con tutti i panni. E non a difenderlo a spada tratta dagli umori della piazza, come si aspettava. Un perfetto capro espiatorio. De Laurentiis non fa più nulla per nascondere il suo stato d'animo e ne parla agli studenti della Luiss, in un convegno organizzato dai fratelli Abete e da Maurizio Molinari, direttore di Repubblica. «Con Garcia sto vivendo un momento no. Ogni decisione affrettata è sbagliata. Ora testa bassa, pedalare e lavorare». Ma c'è di peggio, perché anche se pare riferirsi all'esonero di Mignani al Bari, è evidente che ce l'ha con Garcia. «A me dispiace quando devi esonerare qualcuno. Ma nel calcio purtroppo avviene di dover fare questo, lo fai con la morte nel cuore. E sei il primo a soffrire». In realtà, poco o nulla ha fatto per dare forza a un tecnico che si è ritrovato da solo, circondato da dirigenti nuovi e senza pieni poteri. Ieri ha continuato i suoi sondaggi, ha cercato Antonio Conte che chiede un triennale da almeno 8 milioni a stagione ma ha anche chiamato Tudor, più fattibile. 

«Io sono un imprenditore.

Prenderò le decisioni più opportune quando sarà il momento di prenderle. La piazza non può essere condizionante. Devi fare sempre una pausa riflessiva», dice fingendo che non sia proprio l'umore della tifoseria, da tempo spietatamente contro Garcia, a condizionarlo. Il quinto posto lo vive come una tragedia, De Laurentiis. Non lo è, c'è tutto il tempo per recuperare. Ma non per il patron. Un incubo pensare di non tornare in Champions con la squadra che un anno fa stracciava avversari ovunque. «Quando prendi un allenatore che non conosce più il calcio italiano, fa fatica. L'unica responsabilità che ho, oltre ad aver scelto l'allenatore, è che non ho avuto la possibilità di stargli tutti i giorni vicino a Castel Volturno». 

Un segnale che tornerà al quartier generale. Forse già da oggi pomeriggio. Una forma di commissariamento. Avvenne lo stesso con Spalletti, dopo la lite post-Empoli nel 2022: per tre giorni (accompagnato anche da osservatori esterni) monitorò gli allenamenti del Napoli. Da lì, la rottura con Lucianone, mai più sanata, che mai gli ha perdonato quell'irruzione nelle gestione della squadra. E adesso? Garcia è il più aziendalista degli allenatori che ha avuto fino ad adesso. Era certo di essere legato a De Laurentiis da un rapporto anche di fedeltà. Ormai è saltato tutto. Il patron non usa giri di parole anche per sminuire la sua immagine. «Ne ho chiamati parecchi prima di lui. Ho interrogato Thiago Motta, ma non se l'è sentita. Ho chiamato Luis Enrique e meno male che è andato al Psg». Un altro schiaffo, gratuito, a Garcia. Dopo che pure l'avvocato Grassani, consulente di De Laurentiis, aveva infelicemente detto che «Spalletti ha lasciato quando i top allenatori si erano già accordati con altri club». Alla fine torna a parlare di scudetto, obiettivo che fa a pugni con il clima che De Laurentiis sta contribuendo a creare. «Fino alla fine ce lo giocheremo. Ma il calcio non è come un palazzo in costruzione, che se è ben costruito sei sicuro che non crolla. Non è scritto da nessuna parte che ci siano delle soluzioni matematiche per vincere lo scudetto». Chiaro, non cambierà tanto per farlo. O sarà Antonio Conte o la pausa di riflessione sarà lunga. Tudor e Galtier erano stati scartati in estate. Ma queste parole di oggi mettono Garcia in grosso imbarazzo al cospetto della squadra che oggi, sia pure senza i nazionali, si ritrova a Castel Volturno. Poi parla del no alla Supercoppa in Arabia. «Con quattro aerei portiamo la bellezza di 120 giocatori che valgono quello che valgono, da deficienti andare a giocare lì. Facciamola all'Olimpico. Non boicotto: ho solo detto ragionate». Un modo per dire che è pronto a fare marcia indietro. Alla sua maniera esplosiva. 

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