Il processo - fase orale - per accertare le cause della morte di Diego Armando Maradona avvenuta il 25 novembre 2020 si è appena iniziato. Otto gli indagati tra medici e infermieri con l'accusa di omicidio con dolo eventuale (pena prevista dagli 8 ai 25 anni). C'è un altro processo che va avanti da tre anni e mezzo, però. Ed è quello mediatico nel quale sono coinvolti tutti coloro che hanno condiviso un lungo o un breve periodo della vita di Maradona. Le due figlie, Dalma e Gianinna, hanno messo sotto accusa il clan che circondava il padre nell'ultimo periodo, coordinato dall'avvocato Matias Morla, l'ultimo suo manager. E Morla ha replicato con durezza intervenendo alla tv El Nueve.
L'avvocato Morla, che da tempo vivrebbe più in Spagna che in Argentina, ha spiegato: «Maradona è morto da solo perché non ha ottenuto tutto ciò che desiderava.
E poi una dura accusa a Claudia Villafane, la ex moglie di Diego: «Basta andare su Google per vedere cosa Maradona pensasse di lei. Diego è morto ritenendo che Claudia Villafane lo avesse derubato (il riferimento è alla causa che avviò l'ex Campione per l'acquisto di alcuni appartamenti a Miami e per la vendita di una serie delle sue maglie, ndr). Sono accadute cose gravi». Un'altra delle donne di Maradona, Rocio Oliva, ha intanto fortemente polemizzato con Guillermo Coppola, lo storico manager di Diego durante gli anni di Napoli in un programma su America Tv in cui si presentava la serie “Il rappresentante” dedicato alla vita di Coppola. Rocio ha detto: «Vorrei raccontare quello che accadeva quando con Diego andavamo in Italia. C'erano problemi con l'erario, gli toglievano orecchini, perfino le calze, perdevamo tanto tempo... E Diego diceva: "avevo dato i soldi a Coppola, diceva che lui avrebbe pagato ma questo non era mai successo". E io credo a Diego».
Coppola ha replicato con duerezza: «E' un'informazione macro errata. Io credo al contratto e doveva pagare il Napoli, non io e non Diego. Non era suo compito pagare, era un obbligo del Napoli pagare le tasse in Italia». Alla fine del 2023, tre anni dopo la sua morte, la Cassazione ha dato ragione a Maradona e al ricorso presentato dagli avvocati Massimo Garzilli e Angelo Pisani.