Napoli, De Laurentiis e la maxi lista di allenatori da studiare: «Ma sappiate attendere»

Nella videochiamata a un tifoso: «Ho sbagliato un solo tecnico»

Aurelio De Laurentiis
Aurelio De Laurentiis
di Bruno Majorano
Martedì 6 Giugno 2023, 07:00 - Ultimo agg. 18:30
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Lo scudetto sta lì, con la coppa. Ora non ci sono più dubbi. Perché il nome del Napoli è stato inciso sul trofeo della stagione 2022-2023. È un qualcosa di indelebile, di incancellabile, un momento che resterà scolpito nella memoria, dei napoletani così come di tutti quelli che hanno assistito alla bellezza del gioco della squadra di Spalletti. Spalletti, appunto, è il primo tassello che mancherà il prossimo anno, anno in cui il Napoli non ha alcuna intenzione di rallentare.

Il presidente De Laurentiis non si è nascosto. Non lascia, ma raddoppia, vuole puntare sempre più in alto, alle stelle, a quelle della Champions, ma per farlo deve innanzitutto mettere un punto sul discorso panchina. Perché la festa resterà sullo sfondo, nelle strade, nelle piazze, mentre nelle sale dei bottoni sarà tempo di disegnare il futuro azzurro. Il patron - mai così ciarliero come nelle ultime settimane - non sgombra il campo da ogni tipo di opzione e anche ieri, intervenuto a Uno Mattina, su Rai 1, ha lasciato l’ennesimo messaggio criptato sulla questione allenatore.

«Adesso comincia la corrida, ma qui ci vuole capacità di attendere. Facendo cinema, anche io coi trailer dovevo stupire. Ma ora non sono in grado di stupirvi. Abbiamo tutto il mese di giugno, sul mio tavolo ci sono almeno 20 candidature, c’è tutta l’Europa. Durante la preparazione della festa riflettevo, prendevo appunti, segnavo, scrivevo, ho fatto l’allenatore di me stesso». E intanto il mistero sul dopo Spalletti si infittisce. Certo, la gatta per fare in fretta fece i figli ciechi e anche De Laurentiis non ha alcuna intenzione di sbagliare. Medita, prende in considerazione tutte le varie opzioni e le passa al vaglio.

Poco alla volta si sono defilati i primi nomi. In primis Luis Enrique, che a detta di De Laurentiis sogna la ricca Premier League. Lui sì che nella lista dei 20 nomi ci stava eccome: spagnolo, dalle idee brillanti e con la fame giusta dopo il flop Mondiale alla guida della Spagna. Ma niente. Passo. A questo punto gli indizi sembrerebbero portare tutti a una soluzione «interna», ovvero a un profilo che già conosce la serie A. Il nome più caldo continua a essere sempre quello di Vincenzo Italiano. È alla guida della Fiorentina che ha conquistato due finali in stagione. La prima (in Coppa Italia) persa contro l’Inter, la seconda (di Conference League) tutta da giocare domani a Praga contro il West Ham. Molto del suo futuro potrebbe dipendere proprio dall’esito dell’ultimo atto della Conference League, anche se il suo destino sembra sempre più lontano da Firenze. A De Laurentiis piace da tempi non sospetti. Lo ha iniziato a stuzzicare quando era allo Spezia, un corteggiamento sopito, mai troppo esplicito, ma sufficientemente intrigante. Sul fronte internazionale, invece, resta ancora caldo il nome di Sergio Conceiçao che si dice pronto a lasciare il Porto a fronte di un’avventura stimolante soprattutto dal punto di vista delle ambizioni in Champions League. A ruota ci sono tutti gli altri: dai nomi più esotici (come Galtier, Fonseca e Gallardo) a quelli più noti (come Conte e Mancini), ma l’impressione è che le riflessioni da parte di De Laurentiis saranno ancora lunghe e molto accurate. «Chi è il prossimo allenatore? Vorrei saperlo anch’io!», ha detto il patron rispondendo alla telefonata di un tifoso. «Tranquilli, ho sbagliato solo un allenatore, anzi due, ma il primo non l’avevo scelto io. L’A16 ancora non l’ho presa», conclude De Laurentiis col sorriso.

Ma non c’è solo il nome dell’allenatore a tenere banco, perché il patron azzurro ha le idee chiare anche per quel che riguarda il discorso legato allo stadio Maradona: «I comuni sono tutti in dissesto, non hanno fondi per migliorare gli stadi, bisogna fare una legge in base alla quale i comuni a chi vuole investire possano cedere per 99 anni questi stadi che altrimenti vanno in sofferenza.

Una legge che passi sulla testa delle sovrintendenze che, non essendo formate da professionisti del calcio, mettono dei veti che sono impossibili a considerarsi. Lo stadio deve diventare un centro familiare di convivenza dove arrivare tre ore prima e andare via tre ore dopo», ha detto De Laurentiis nell’intervista a Serena Autieri.

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