Fanno a gara a chi suona la carica. Arrivano praticamente tutti prima dell'orario fissato, a prima mattina: eppure è solo un po' di defaticante per chi ha giocato con il Verona l'allenamento nel quartier generale. Che squadra di cannibali, questo Napoli: non sono sazi per lo scudetto nella pancia, hanno voglia ancora di stupire tutti in Champions. Non vedono l'ora. Sono carichi ma anche delusi per il pari con il Verona (Spalletti ha davvero creato dei mostri che hanno sempre fame) e pendono dalle labbra di Spalletti e delle sue tavole della rimonta. Sembrano quasi dire: «Ci dica, mister, cosa c'è da fare». Sì, lo ascoltano come in ipnosi. I comandamenti di Luciano Spalletti per ribaltare lo 0-1 di San Siro sono scolpiti a voce, redatti un po' alla volta. Ci sono le cose da fare, ma anche quelle da non fare. La prima cosa da fare la dice a tutti Di Lorenzo: «Crederci senza perdere la pazienza se il gol non dovesse arrivare subito». Già. Il Napoli ci crede. Eccome. Le scelte di Spalletti per la notte che tutti sognano fin da bambino sono, forse, già fatte: con Juan Jesus al posto di Kim e Tanguy Ndombele al posto di Anguissa. Uno dei comandamenti parla chiaro: non importa chi inizia la partita, ma chi la finisce. Perché il gol (in trasferta non vale più doppio) può arrivare anche al 90’. Dunque, calma. Non si tratta di aprire le acque del Mar Rosso, solo una squadra in maglia rossa e nera. In realtà esistono altri due dilemmi: Mario Rui oppure Olivera e Politano oppure Lozano. Ecco, in questo caso ci sono meno certezze anche perché conta la stanchezza (il messicano sembra davvero in ombra). Come sempre, stasera la squadra non andrà in ritiro.
Spalletti ha fatto rivedere già mille volte l'azione con cui Brahim Diaz ha spaccato il Napoli.
Spalletti spiega anche che pure prendere un gol non deve far demoralizzare e non deve far cambiare strategia. Perché anche il 2-1 porta ai supplementari e non è la fine del mondo. È importante ragionare così per una squadra giovane e piena di entusiasmo, ma praticamente priva di esperienza internazionale. Nessuno si è mai affacciato a una gara di queste dimensioni, a parte Spalletti che due volte ha giocato i quarti ai tempi della Roma. Lucianone vuole che il suo Napoli non abbia paura di rischiare l'impostazione del gioco, proprio come ha fatto a Milano anche una volta in dieci uomini. Per questo Rui sembra in vantaggio su Olivera: perché come Di Lorenzo sa cosa significa giocare il pallone entrando in campo. Le sue doti da sciamano servono tutte: le utilizzerà in queste ore. La regola dovrà essere quella di difendere da squadra. E da squadra dovrà attaccare, compatta. La rimonta è lì.