Spalletti via da Napoli: anche con Roma e Inter stop dopo due anni

Da quando tornò in Italia non è andato oltre i 24 mesi con un club

Luciano Spalletti
Luciano Spalletti
Francesco De Lucadi Francesco De Luca
Domenica 21 Maggio 2023, 15:10 - Ultimo agg. 22 Maggio, 07:21
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A meno che Aurelio De Laurentiis non riesca a convincere Luciano Spalletti, magari con spettacolare abbraccio a uso di cineoperatori e fotografi, il tecnico del terzo scudetto saluterà il Napoli tra pochi giorni. Speriamo che i protagonisti, in quell'occasione o - perché no? - anche prima, chiariscano e bene le ragioni di questo divorzio. Peraltro, non deve sorprendere che Luciano lasci dopo due anni perché, dal rientro dalla campagna di Russia con i successi conquistati alla guida dello Zenit San Pietroburgo, non è andato oltre i 24 mesi alla guida di una squadra.

A Roma, dove era stato richiamato a furor di popolo per sostituire Rudi Garcia, aveva chiuso il secondo ciclo nel 2017, dopo un duello fino all'ultima giornata con il bellissimo Napoli di Sarri per il secondo posto ma soprattutto dopo lo scontro frontale con Totti. Si era presentato a Milano, sponda Inter, e aveva centrato due qualificazioni Champions, anche qui entrando in contrasto col capitano Icardi.

Aveva un contratto biennale e alla fine del primo campionato, estate 2018, l'impegno era stato rinnovato fino al 2021. Ma al termine della seconda stagione scattò l'esonero e Spalletti si prese due anni di attesa. Finché non arrivò la proposta di De Laurentiis, che sottolinea le grandi capacità di Luciano ma sostanzialmente elogiando se stesso per avergli consentito di tornare su una panchina di prestigio e di vincere, per la prima volta nella sua carriera, lo scudetto. 

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Roma, Inter, Napoli. Situazioni differenti. Ma con un finale - se è stato già scritto, questo dovrebbero farlo dirlo con chiarezza i protagonisti -  tutto sommato simile. Separazioni tutt'altro che in armonia, anzi dopo veri e propri scontri. Quasi sembra che ogni volta Spalletti debba scegliersi un “avversario”. Una volta Totti, un'altra Icardi, adesso De Laurentiis. Se ci fate caso, i capitani e il presidente, cioè gli elementi più rappresentativi dei club in cui lavora. Nemici in casa? A Spalletti non bastano evidentemente gli avversari che affronta e quasi sempre batte sul campo.

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