Vinicio: «Un Napoli da sogno ma il calcio italiano è orribile»

«Amo Napoli e sarei orgoglioso di avere la cittadinanza italiana»

Luis Vinicio
Luis Vinicio
Martedì 11 Aprile 2023, 13:03 - Ultimo agg. 20:02
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Migliore personaggio per raccontarsi agli italiani che vivono all'estero non poteva esserci. Luis Vinicius de Menezes, detto Vinicio, brasiliano di Belo Horizonte è da una vita a Napoli (anno 1955, quando venne acquistato dal presidente Achille Lauro) e si augura di poter ricevere la cittadinanza onoraria dal sindaco Gaetano Manfredi. Una lunga intervista su Rai Italia a cura di Piercarlo Presutti in cui Vinicio 'O Lione ha toccato tanti argomenti.

Nel corso della chiacchierata nel salotto della bella casa di via Manzoni l'ex allenatore ha parlato del Napoli di oggi lanciato verso il terzo scudetto e del suo che sfiorò lo scudetto negli anni '70: «Mi fa molto piacere questo scudetto.

Il Napoli gioca un calcio molto vivace, quello che a me più piace. C'è una differenza tra prima e seconda in classifica che non si era mai vista. Un successo davvero eccezionale. Il mio scudetto? Me lo tolse Altafini, altro brasiliano, all'ultimo minuto. E qui lo chiamarono core 'ngrato. È stata una soddisfazione aver trovato tanti calciatori dirmi che non si sono mai divertiti come negli anni vissuti con me. Quando arrivai in Italia soffrivo perché i difensori giocavano a uomo. E questo per me non era accettabile, il calcio non doveva essere stare attaccati per 90 minuti all'avversario per non farlo giocare. Ho cercato di far capire ai miei giocatori che il calcio è diverso: è movimento, è trovare la posizione giusta per essere sempre libero, è coordinarsi con i compagni. Ecco perché proposi in Italia il calcio olandese che a me piaceva molto. Da allenatore ho affrontato Maradona da avversario e dovevo pensare a come fermarlo... Il calcio italiano ha vissuto un periodo molto bello ma non ha saputo dare continuità e adesso è una cosa orribile».

E poi la cittadinanza onoraria: «Mi sento napoletano, amo questa città e i napoletani mi trasmettono sempre tanto affetto. Sarei orgoglioso di ricevere la cittadinanza». La palla passa al Comune.

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