La realtà virtuale applicata alla didattica velocizza la curva di apprendimento

L'esperimento condotto dalla piattaforma di tutoring linguistico online Fluentify

La realtà virtuale applicata alla didattica velocizza la curva di apprendimento
di Guglielmo Sbano
Sabato 1 Luglio 2023, 14:48 - Ultimo agg. 19:15
4 Minuti di Lettura

Un ambiente virtuale amichevole e l’interazione con oggetti tridimensionali velocizzano la curva di apprendimento. È quanto emerso da un esperimento che aveva l’obiettivo di scoprire se la realtà virtuale aumenta le performance di apprendimento ed è stato condotto dalla piattaforma di tutoring linguistico online Fluentify (a Voxy Service) su un campione di studenti che, tra novembre e maggio 2023, ha frequentato lezioni di lingua inglese. 

Gli allievi coinvolti hanno indossato un visore e utilizzato due controller che hanno consentito loro di vivere la lezione d’inglese in un’aula tridimensionale. Qui, attraverso il loro avatar, hanno interagito con oggetti come sedie, tavoli e lavagne, e ogni loro movimento è stato riprodotto all’interno della classe virtuale alla presenza dei compagni e dell’insegnante collegato a distanza, anch’egli dotato di caschetto e dispositivi di comando. 

Il test, condotto come progetto pilota e potenzialmente applicabile a qualsiasi attività di insegnamento, è stato ideato a partire da una riflessione: con la pandemia, la tecnologia si è rivelata il salvagente dell’istruzione.

La realtà virtuale, in particolare, ha unito persone fisicamente lontane tra loro e acceso i riflettori su una modalità di apprendimento dal potenziale enorme. 

I risultati

Dall’esperimento condotto emerge, innanzitutto, che nessuno degli studenti ha segnalato difficoltà nel familiarizzare con device tecnologici mai utilizzati prima (visore e controller): tutti, in pochi minuti, sono riusciti a regolare gli strumenti in base alle proprie caratteristiche fisiche e alla propria gestualità naturale. Al termine della lezione della durata di 30 minuti, nessuno ha accusato malessere da motion sickness, ossia quel complesso di sintomi caratterizzato da vertigini, nausea e mal di testa che può colpire le persone che indossano un visore e sperimentano la realtà virtuale. Può infatti, accadere, che il cervello riceva segnali contrastanti riguardanti il movimento nell’ambiente e la percezione che il corpo ha di esso, determinando questa particolare condizione di disagio.

Video

Tutti gli allievi sono stati, poi, concordi nel dire che la realtà virtuale ha velocizzato la curva di apprendimento e ridotto il margine di distrazione rispetto ad un normale ambiente di videoconferenza, grazie a una combinazione di diversi fattori: per prima, la condivisione istantanea delle informazioni e degli esercizi attraverso lavagne, chat e post-it virtuali; in seconda battuta l’amplificazione dei sensi innescata dalla tecnologia e dai device stessi; terza, l’ambientazione amichevole dell’aula 3d, che ha da subito aiutato tutti a calarsi in una modalità di apprendimento immersiva.

Da ultimo, nessuno ha segnalato la mancanza di contatto con la realtà: visore e controller hanno accompagnato la gestualità naturale degli studenti e amplificato le sensazioni vissute in aula dal proprio corpo e da quello dei compagni. “Con i loro alter ego virtuali, gli studenti sono usciti fuori dalle mura tradizionali della classe amplificando la loro esperienza di apprendimento grazie alla tecnologia Vr”, ha spiegato Claudio Bosco, Coo e Co-founder di Fluentify ideatore dell’iniziativa.

Il futuro della didattica immersiva

Rispetto alla didattica digitale tradizionale, quella immersiva si rivela una formula adatta al contesto di una classe composta da più alunni in quanto, a differenza della prima, restituisce quel senso di umanità che una videoconferenza non può rendere. Il tema della vicinanza, infatti, agita da sempre l’opinione pubblica, che attribuisce la debolezza delle aule digitali proprio alla mancanza di contatto umano. Può essere questo il futuro della didattica da remoto?

“Da sempre convinti che la tecnologia sia il più grande alleato della didattica, abbiamo integrato la realtà virtuale all’interno delle nostre classi con l’obiettivo di sposare un modello di insegnamento che riflette i cambiamenti del nostro tempo. Il nostro esperimento ha dimostrato che la tecnologia riduce le distanze, facilita la condivisione e velocizza la curva di apprendimento”, ha concluso Claudio Bosco.

© RIPRODUZIONE RISERVATA