Avellino in lockdown,
Festa chiude piazza Libertà

Avellino in lockdown, Festa chiude piazza Libertà
di Rossella Fierro
Venerdì 12 Marzo 2021, 08:47 - Ultimo agg. 19:53
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Piazza Libertà e Parco Kennedy saranno off limits fino al 21 marzo. Il sindaco Gianluca Festa è pronto a firmare un'ordinanza di chiusura, seppure parziale, della principale agorà cittadina e del parco urbano.

Un atto amministrativo dovuto che fa seguito al provvedimento con cui il presidente della Regione Vincenzo De Luca ha imposto, a partire da ieri, la chiusura al pubblico, salvo che nella fascia oraria 7.30-8.30, di parchi urbani, ville comunali, giardini pubblici, mercati e piazze dove comunque dovrà essere garantita la possibilità di accesso e deflusso agli esercizi commerciali aperti e alle abitazioni private. Un'ordinanza con cui il governatore ha di fatto demandato ai sindaci l'adozione di provvedimenti conseguenti. La decisione del primo cittadino arriva a margine della riunione del comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica tenutosi in Prefettura ieri pomeriggio. 

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Ad illustrare nel dettaglio il provvedimento che sarà firmato in mattinata ed entrerà in vigore da domani, il sindaco Festa: «Chiuderemo parzialmente Piazza Libertà, garantendo il passaggio pedonale sia dal lato del palazzo della Provincia che di fronte al Banco di Napoli, e Parco Kennedy dove comunque sarà possibile passare ma non sostare.

L'ordinanza di De Luca è chiara: chiude le piazze e demanda a noi l'adozione di provvedimenti conseguenti, non potevamo fare altro».

Già nella giornata di ieri le due piazze sono state letteralmente presidiate da Polizia Municipale e Forze dell'Ordine, così come i cancelli delle ville comunali di Corso Vittorio Emanuele e di via Colombo e Parco Santo Spirito. Poche le persone in giro nel quarto giorno in zona rossa, il primo con le nuove restrizioni volute dal governatore. Negozi di abbigliamento e calzature, gioiellerie, negozi di dischi chiusi, bar aperti solo per l'asporto fino alle 18, ingressi più che contingentati nei pochi esercizi commerciali ancora fruibili dal pubblico e molti lampeggianti in giro hanno funzionato da deterrente contro assembramenti e camminate non dettate da motivi di urgenza, le uniche consentite dalle regole anti Covid. 

All'imbrunire il parco urbano di Piazza Kennedy intitolato all'ex sindaco Di Nunno, era praticamente deserto. Controlli serrati già dalla mattinata, come racconta Giuseppe Matarazzo responsabile del bar edicola De Dona che si trova nel chioschetto comunale: «Il disagio per noi è indescrivibile, in pratica oggi non abbiamo incassato nulla perché il nostro è un bar dove si ferma la gente di passaggio nel parco. Nulla contro la zona rossa perché il contagio ora fa di nuovo paura, ma non ce la facciamo più. Il Comune ci è venuto incontro per il fitto, ma fornitori, utenze, tasse e contributi previdenziali dobbiamo comunque pagarli quando arrivano a scadenza. Con la chiusura della piazza, credo che dovremo valutare bene l'opportunità di venire a lavorare». 

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Nessuna transenna a delimitare l'accesso a Corso Vittorio Emanuele. Nonostante il salotto buono della città sia il luogo maggiormente frequentato per lo struscio quotidiano, diventa impossibile blindarlo né saranno adottati provvedimenti ancora più restrittivi, come pure accaduto in altre città di Italia dove i sindaci hanno vietato l'utilizzo delle panchine, in alcuni casi rimuovendole addirittura. Ma i controlli, assicurano dal Comune, saranno serrati. Toccherà ad agenti e caschi bianchi invitare le persone ad alzarsi e tornare a casa, come già avvenuto ieri soprattutto nei pressi dei muretti che costeggiano le fontane della Piazza, la villa comunale e il Convitto nazionale, i luoghi preferiti in particolare dalle persone un po' più avanti con l'età per sedersi a sfogliare il giornale o scambiare una chiacchiera tra amici.

A contemplare le strade quasi vuote, i baristi del centro che raccontano di incassi, con la sola vendita da asporto fino alle 18, di poche decine di euro. Nulla in confronto alle spese da sostenere. «Il virus ormai sta galoppando, a questo punto è meglio che ci chiudano del tutto - è l'opinione di Roberta Capone del Why Not - In questi giorni abbiamo provato a restare aperti per vendere da asporto, non per i guadagni ma per evitare di restare a casa a braccia conserte. Ma a conti fatti non ne vale la pena. Se serve a far diminuire i contagi, siamo pronti ad una nuova chiusura totale a patto che il Governo però ci sostenga e soprattutto ci dia certezze per una ripresa che sia definitiva. Perché pensare di affrontare un altro anno con aperture e chiusure continue è pura follia».

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