Covid al Moscati, si aggrava il bilancio:
altri cinque pazienti colpiti dal virus

Covid al Moscati, si aggrava il bilancio: altri cinque pazienti colpiti dal virus
di Antonello Plati
Lunedì 24 Gennaio 2022, 08:36 - Ultimo agg. 15:57
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Psicosi da contagio all'Azienda ospedaliera Moscati di Avellino. Due focolai di Covid-19 in due reparti aggravano un quadro già a tinte molto fosche. Ai circa 100 dipendenti positivi, tra loro anche il direttore sanitario Rosario Lanzetta, si aggiungono adesso almeno 5 pazienti (uno screening è in corso, dunque potrebbero essere molti di più) che erano ricoverati per altre patologie nelle Unità operative di Medicina interna (2) ed Ematologia (3). Molto delicata la situazione di questi ultimi, trattandosi di pazienti fragili in cura per malattie croniche e oncoematologiche. Tutti sono entrati in corsia dopo aver effettuato un tampone molecolare il cui esito era negativo. Dunque, si sono contagiati durante il ricovero.

Tutti erano nel letto dell'ospedale da almeno una settimana, i due di Medicina interna da fine dicembre. Quindi, considerando che l'ingresso ai reparti è vietato agli esterni dall'inizio del mese scorso (sono off limits le visite dei parenti), i degenti sono stati, presumibilmente, infettati dai sanitari. Alcuni dei quali (almeno 3), sia in Medicina sia in Ematologia, sono risultati positivi al Covid-19 nei giorni scorsi.

Tra loro anche un operatore sociosanitario (Oss) che di solito svolge mansioni di movimentazione dei pazienti e di sistemazione delle stanze di degenza (dal cambio delle lenzuola al rassetto del letto). I 5 pazienti positivi, due donne e tre uomini (3 irpini e 2 residenti fuori provincia), sono stati trasferiti nelle aree covid dell'ospedale: 4 nell'Unità operativa di Malattie infettive e uno nell'area subintensiva del Covid Hospital.

La situazione più preoccupante, come detto, è quella del reparto di Ematologia. In ansia, personale e degenti in attesa dei risultati dello screening straordinario disposto dalla direzione strategica. «L'altra sera spiega il primaio di Ematologia Antonio Maria Risitano attorno alle 22 abbiamo ottenuto i risultati dei tamponi effettuati sui degenti. Due delle tre persone risultate positive sono state subito trasferite nell'area covid specialistica, dove sono seguite dagli specialisti di riferimento del reparto ma al contempo ricevono anche l'assistenza per malati covid. Un solo malato è stato portato in area covid medica della palazzina Alpi, avendo sviluppato lievi sintomi respiratori». Tutti e tre assicura Risitano - «versano in buone condizioni, ma sono tenuti sotto strettissima sorveglianza sanitaria essendo malati immunocompromessi». Quindi, più in generale, il primario commenta: «Stiamo vivendo una situazione di particolare rischio sanitario.

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Il Covid-19 è ovunque. E l'ospedale con i suoi reparti, il personale e i pazienti, nonostante il livello di allerta massima e le procedure di sicurezza prontamente attivate dall'azienda, non possono rimanere isolati e protetti dalla pandemia ormai dilagante». Per questo, c'è bisogno di una sorveglianza sanitaria serrata: «La rilevazione dei nuovi positivi è emersa proprio grazie agli screening che effettuiamo periodicamente». In questo momento, nelle aree covid del Moscati sono ricoverati 43 pazienti: 4 in terapia intensiva, 25 nella degenza ordinaria e subintensiva del Covid Hospital, 13 nell'Unità operativa di Malattie infettive e uno nell'Unità operativa di Pediatria. Sui contagi in corsia, interviene il segretario aziendale del Nursind Michele Rosapane: «Rispetto al mese scorso dice il sindacalista - c'è stato un incremento dei contagi tra gli operatori sanitari del 210 per cento, stando ai dati dell'Istituto superiore di sanità (Iss). Di questi, l'82 per cento sono infermieri. Il 2022 prosegue Rosapane è iniziato con la piaga dei contagi tra gli operatori sanitari e la difficoltà delle aziende a coprire i vuoti d'organico». Nelle aziende ospedaliere e sanitarie irpine si stanno registrando le prime difficoltà a causa dei molteplici contagi tra medici e infermieri, una circostanza che potrebbe mettere in ginocchio il sistema sanitario provinciale: «Come organizzazione sindacale segnaliamo il paradosso degli screening di sorveglianza sanitaria che sono demandati dalle Regioni ad ogni singola azienda. Lo screening di sorveglianza dovrebbe, invece, essere omogeneo su tutto il territorio».

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