Il medico irpino che vive in Ucraina: «Mia moglie e mio figlio profughi sfrattati a Milano»

Donadio si trova a Kiev

Profughi ucraini
Profughi ucraini
di Selene Fioretti
Lunedì 11 Dicembre 2023, 11:19 - Ultimo agg. 16:51
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«Mia moglie e mio figlio sono sotto shock. Hanno già subito il trauma dei bombardamenti e adesso rischiano di vivere un nuovo incubo, quello di rimanere senza una casa». A parlare è Anthony Donadio, un medico avellinese che da molti anni abita in Ucraina. Proprio da Kiev ha deciso di denunciare quanto sta accadendo a suo figlio 14enne, Andrew, e a sua moglie, Tamara, che stanno per essere sfrattati dalla struttura italiana in cui avevano trovato ospitalità come rifugiati di guerra. I due, infatti, hanno dovuto lasciare la capitale ucraina a un mese dallo scoppio del conflitto e, dopo un periodo di instabilità, sono stati accolti in una residenza di Milano gestita da una onlus. Tuttavia, mercoledì scorso, il 6 dicembre, quell'equilibrio ritrovato è andato in frantumi. «Ho ricevuto una chiamata da mia moglie - racconta scosso il dottor Donadio - con la quale mi ha spiegato che dal primo gennaio dovranno andare via e, allo stesso tempo, perderanno ogni tipo di sostegno che fino a questo momento gli era stato riconosciuto in quanto profughi». Una vera e propria doccia fredda per l'intera famiglia, che dal febbraio del 2022 ha visto stravolta la propria vita. «All'inizio vivevamo tutti insieme nei rifugi allestiti nei sotterranei della metropolitana, poi abbiamo capito che per Tamara e Andrew sarebbe stato più sicuro allontanarsi. Tamara è nata in Ucraina mentre Andrew in Inghilterra, ma entrambi hanno la doppia cittadinanza, sia ucraina che italiana».

E continua: «Li ho accompagnati in treno fino a Leopoli, con loro c'era anche il nostro cagnolino Antique. Li ho salutati con il cuore a pezzi, ma sapevo che l'Italia li avrebbe aiutati». Donadio, nel frattempo, ha deciso di non abbandonare Kiev e di mettersi a disposizione della comunità, collaborando con una Ong, la Ukrainian medical mission, svolgendo a titolo gratuito la sua professione di radiologo.

Nel capoluogo lombardo invece, mamma e figlio avevano ricevuto un alloggio e un piccolo aiuto economico per sostenere le spese quotidiane.

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«Tamara - prosegue il medico - è stata convocata dai responsabili e le è stato detto che avrebbe dovuto iniziare a preparare le valigie. La motivazione che le è stata data è che, essendo formalmente anche una cittadina italiana, a causa di un presunto taglio ai fondi destinati all'accoglienza, su disposizione del Comune di Milano non avranno più diritto ad alcun sostentamento». Come sottolinea Donadio, però, questa decisione rappresenterebbe un illecito. «La legge 763 del 1981 riconosce lo status di profugo pure ai cittadini italiani che sono costretti a lasciare il Paese estero di residenza in seguito a eventi bellici - spiega -. Se sarà necessario mi incatenerò davanti alla sede del Comune».

 

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