Nonno Celeste cerca un editore per le sue opere

L’arzillo 86enne falegname di Salza Irpina è stato il protagonista della sorprendente rassegna Gli autori salzesi

Celeste Colucci
Celeste Colucci
di Massimo Roca
Domenica 9 Luglio 2023, 17:46 - Ultimo agg. 18:35
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«Se all’uomo in questa vita non ci incontro aventure, non ave niente darracontare» così Vincenzo Rabito scriveva in Terra matta. L’esempio del bracciante agricolo ragusano diventato noto per la pubblicazione postuma del suo diario che attraversa tutta la prima metà del Novecento è quello che inevitabilmente rievoca la storia di Celeste Colucci. 

L’arzillo 86enne falegname di Salza Irpina è stato il protagonista della sorprendente rassegna Gli autori salzesi. In un paese che si è scoperto ricco di cultori ed appassionati di scrittura, il caso di Celeste Colucci è quello più eclatante. Terza elementare, artigiano, ma con un passione innata per la lettura e per la scrittura, spaziando dalla prosa alla poesie ed agli aforismi con addirittura sei pubblicazioni.

«È il coronamento di un sogno.

Vedere affiancati i miei volumi, è come aver vinto alla lotteria» racconta nonno Celeste. Li ha piallati, modellati e cesellati con i suoi attrezzi: ricordi, semplicità, passione, ma anche tecnologia visto che alcuni anni fa si è affacciato al mondo dell’informatica armeggiando con programmi di scrittura, internet e social. «Ho cominciato a scrivere a 15 anni».

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I ricordi partono da un concorso letterario ad Avellino “Poeti nuovi” del 1964: «Mi premiarono con il secondo posto, ma soprattutto mi definirono il secondo Salvatore Di Giacomo». Ed a proposito di canzoni «ogni anno coltivavo il sogno di Sanremo inviando le mie composizioni letterarie alla commissione del Festival». Colucci non ha mai rinunziato alla sua passione. Ha partecipato a concorsi letterari. Ha vinto un premio al Festival della poesia il Federiciano a Rocca Imperiale. Ha promosso incontri culturali in paese. Tiene stretto il ricordo ed una foto con Luciano De Crescenzo. Tutti in paese conoscevano le sue lettere d’amore scritte su commissione. Ma le più belle le sta ancora cercando: sono quelle inviate alla sua futura moglie (scomparsa lo scorso marzo) nel 1960 quando lui si trovava a Roma. 

Ha sempre avuto la passione per la lettura: «Ho più di 800 volumi qui a casa. Il primo è stato Il Gattopardo. L’ultimo, prima di passare al display, Storia di una ladra di libri». Nei suoi due memoriali tanti episodi di un tempo che fu: le lastre di ghiaccio trasportate a mano, sulla testa da Atripalda a Sorbo Serpico per fabbricare gelati, uno dei lavori di suo padre, ma anche viaggi sul carretto, o meglio sul “il traìno”. Il terremoto del 23 novembre 1980 in cui la sua falegnameria è diventato un punto di ristoro ed alloggio per tanti. Peraltro la protagonista dei racconti è una donna di Atripalda, appartenente alla famiglia Capaldo. Il ricordo di questa signora che con la sua ferramenta, lo aiutava, è l’espediente letterario usato per raccontarsi per parlare dei suoi genitori.

Ma c’è anche il Colucci poeta. Qui c’è l’amore, povertà, le storie di vita. Tutto tranne un argomento: è un nonno Celeste, ma non erotico ci fa sapere: «Non ho mai scritto di quegli argomenti».
In cantiere ha il Vocabolario delle mille frasi. Oggi ha scoperto i social. Il “fessbuk” come lo chiamo lui, chissà, forse gli sarebbe piaciuto averlo a disposizioni 50 anni fa, però «ogni tempo ha le sue peculiarità. C’è chi lo usa per altro. A me piace leggere messaggi, storie, racconti. La mia abitudine alla lettura ha trovato un modo nuovo, una nuova finestra sul mondo». Un sogno anche se non lo confessa ancora c’è: pubblicare i suoi volumi che al momento hanno forma di libro autoprodotto ma non hanno ancora una casa editrice. Che sia la volta buona. In bocca al lupo, nonno Celeste.

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