Crisi pronto soccorso, De Ciuceis (FP Cgil): «Dal 2019 non è cambiato niente»

Il sindacalista traccia un quadro a tinte molto fosche

Pietro De Ciuceis (a sinistra)
Pietro De Ciuceis (a sinistra)
Martedì 8 Agosto 2023, 19:05 - Ultimo agg. 19:06
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«La risposta alle criticità del pronto soccorso in emergenza è normale che sia la cura del sintomo, ma a noi interessa la cura della malattia, quella che attanaglia un Sistema sanitario che è destinato, per volontà di interessi economici prima che politici, a diventare altro». Il segretario provinciale della Fp Cgil, Pietro De Ciuceis, interviene sui disagi registrati al pronto soccorso della città ospedaliera di Avellino. «Sulle problematiche del pronto soccorso il quadro ce lo siamo fatti nel gennaio 2019, dopo un incontro con la direzione sanitaria del Moscati, il direttore del pronto soccorso e la coordinatrice infermieristica. Da quella data non sono cambiate, se non in dettagli palliativi, che oltretutto anche noi avevamo inserito fra le ipotesi operative».

«Nelle condizioni date e con le risorse a disposizione non è possibile fare altro se non creare ulteriori frustrazioni e stressare ulteriormente chi là dentro ci lavora o è costretto ad andarci per motivi di salute.

Il pronto soccorso del Moscati vive e soffre come tutti i pronto soccorso d’Italia, ma ha una peculiarità negativa in più. Esiste su un territorio che declina economicamente, politicamente e demograficamente».

«Non è serio confrontare con un sistema meramente matematico e uguale per tutti l’efficacia dei numeri delle prestazioni sanitarie offerte ed effettuate dell’Aorn Moscati come del Frangipane o del Criscuoli per qualsiasi tipo di attività, anche uguale, perché le mission delle strutture sono diverse e il contesto sociale, sanitario ed economico è diverso. L’algoritmo è utile ma in sanità è l’anticamera della morte della professionalità e, soprattutto, dell’umanità».

«La Fp Cgil ha preso atto di una riconversione che, ormai, le circostanze generali rendevano inevitabile ma che tenesse conto non dell’algoritmo, ma della professionalità delle risorse umane e delle necessità sociosanitarie di un territorio. Non tutto è andato come volevamo o auspicavamo, ma pian piano la strada è stata imboccata e percorsa».

«Oggi siamo in dirittura per uno dei traguardi più importanti, quale la riapertura delle degenze. Degenze di Rilievo Nazionale, che non ammettono doppioni o valvole di sfogo per anomali ricoveri della città ospedaliera. Sarebbe un’offesa verso chi quella realtà la sta costruendo con impegno e professionalità. E non parlo della direzione strategica, ma di chi sul campo tutti i giorni sta lavorando per raggiungere l’obiettivo. Il Landolfi non può essere per legge il fratello gemello più piccolo del Moscati, ma nemmeno altro. Deve essere un pezzo del Moscati di Rilievo Nazionale, che, anche in minima parte grazie a noi, metta insieme l’alta specialità e le necessità del territorio, forzando in senso buono anche le restrizioni più fondamentaliste della Regione».

«Ci saranno strutture sanitarie che veramente potranno cambiare la vita delle persone, basta pensare alla fertilità, alla riabilitazione per avere un esempio delle potenzialità. Richiameranno pazienti da tutta la regione e non solo. Quando finalmente, come in questo esperimento che sta per riuscire, gli uomini e le donne, i professionisti che lavorano presso le due aziende, verranno messi in condizione di fare veramente rete sociosanitaria anche con le strutture dei comuni (dove i sindaci capaci le hanno create e fatte funzionare), si creerà il primo farmaco contro il male del pronto soccorso del Moscati».

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