Assolti avvocato e poliziotto
in Campania: «Non ci fu corruzione»

Assolti l'avvocato e poliziotto: «Non ci fu corruzione»
Assolti l'avvocato e poliziotto: «Non ci fu corruzione»
di Marilù Musto
Domenica 22 Dicembre 2019, 18:34 - Ultimo agg. 23 Dicembre, 11:05
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Sono stati assolti dal reato di corruzione. Si tratta del sostituto dirigente del commissariato di polizia di Sessa Aurunca, all’epoca dei fatti, Giovanni Romano, e dell’avvocato Anna Savanelli: erano stati accusati di reati pesantissimi. Il pm Giovanni Corona, due giorni fa,  aveva chiesto la condanna a sette anni per il poliziotto, indagato per due presunti episodi di corruzione e per rivelazione di atti coperti da segreto d’ufficio. Una condanna a quattro anni il pm l’aveva chiesta, invece, per l’avvocato Savanelli di Parete, accusata solo di aver corrotto il compagno, Romano. 

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L’inchiesta della Procura, però, non ha convinto i magistrati del tribunale di Napoli nord - presidente Eleonora Pacchiarini, a latere Boccia e Sorbetti - che hanno aderito alle richieste di assoluzione avanzate dagli avvocati Mariangela Maietta e Luigi Imperato. Sconfitta la tesi della Procura di Napoli nord che, all’inizio, aveva intercettato la coppia indagandola. Ma quello che si è chiuso ieri è un processo-stralcio che si è staccato da un procedimento principale che si era chiuso un anno fa.

La toga Savanelli era stata condannata a quattro anni di carcere per il furto aggravato per aver bruciato un fascicolo di un cliente. Il reato di corruzione in atti giudiziari era stato derubricato in furto, così come aveva chiesto la difesa di Anna Savanelli. La legale aveva sottolineato - durante la discussione finale - la necessità di rivedere la posizione della Savanelli anche in virtù della funzione del messo del palazzo di giustizia di Napoli, Andrea Esposito di Capodichino, che non era un pubblico ufficiale. Sarebbe stato lui, infatti, a far uscire dalla torre del centro direzionale il fascicolo di un uomo, Giovanni Bianco, e a consegnarlo nelle mani della Savanelli. Gli atti vennero poi dati alle fiamme sul retro di un bar di Giugliano in Campania, con la complicità, sembrò all’epoca, di Massimo Perrone, già noto alle forze dell’ordine. 

Tutto questo, per evitare l’esecuzione dell’arresto del cliente. L’avvocato Anna Savanelli è nota per essere stata il difensore di Valter Lavitola, direttore dell’Avanti. Era stata lei a scortarlo nel marzo del 2016, appena uscito dal carcere. Valter Lavitola è stato poi condannato dal gup del Tribunale di Napoli Francesco Cananzi alla pena di 2 anni e 8 mesi, con rito abbreviato, per tentata estorsione ai danni di Silvio Berlusconi. E nel 2016 Lavitola ha lasciato il carcere di Secondigliano per stare ai domiciliari nell’ambito del processo per tentata estorsione a Impregilo, la condanna definitiva per tentata estorsione a Silvio Berlusconi e la truffa dei fondi per l’editoria.

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