Aldo Masullo, cento anni dalla nascita: la filosofia come sinonimo dell'amore

Napoli celebra il centenario della nascita di un intellettuale dai molti interessi

Aldo Masullo
Aldo Masullo
di Titti Marrone
Venerdì 7 Aprile 2023, 07:00 - Ultimo agg. 8 Aprile, 08:33
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La vita di un uomo complesso come il filosofo Aldo Masullo, che mercoledì 12 aprile compirebbe cent'anni se non ci avesse lasciato il 24 aprile 2020, è come un mosaico d'interessi, pensieri, libri, passioni, incontri, battaglie. Non per niente la piazzetta a lui intitolata al Vomero ha una targa dove, definendolo «filosofo, accademico, politico», sono state omesse per ovvie ragioni di spazio molte sue prerogative. Il mosaico-Masullo è stato uomo di dialogo, confronti, elaborazioni teoriche e azioni pratiche, e nessuna tessera, da sola, basta a definirlo: soprattutto, non una tessera di partito, direbbe lui. Ma dovendo scegliere di estrarre da questo mosaico due frame per rappresentarlo, non è improprio optare per la categoria di «agorà», la piazza che simboleggia il luogo di dialogo e democrazia, e per quella di «amore». Perché Masullo fu uomo di estremo raziocinio, ma sempre coniugato a un laicissimo slancio di umanità verso il prossimo, verso i giovani, i deboli, verso la bellezza e la vita.

Un pomeriggio di sette anni fa, nella piazza antistante la libreria IoCiSto meta della sua passeggiata mattutina - quella da cui partono le celebrazioni del centenario - Masullo parlò lungamente di amore.

Lo fece davanti a centinaia di persone assorte ad ascoltarlo, in un'intervista in cui accettò domande sul più potente dei sentimenti, sulle sue molteplici forme, sui modi in cui lo hanno descritto filosofia, letteratura, arte. Parlò del suo rovescio, il disamore che porta al femminicidio e perfino del posto che l'amore ha avuto nella sua vita. Ecco alcuni brevi stralci di ciò che il filosofo disse.

«Sono in realtà la stessa cosa, perché entrambi sono ricerca del senso della vita: potremmo dire che, quando siamo innamorati, siamo tutti filosofi. Nello straordinario dialogo intitolato Simposio e dedicato a Eros, Platone spiega che la filosofia, e quindi l'amore, non si può insegnare, è simile a un fuoco tanto potente che, se passa accanto a un oggetto infiammabile, anche questo s'infiamma. Come una curva dello spirito che prende fuoco per prossimità. Ma per dialogare di amore ci vuole una donna, quindi il filosofo, che parla per bocca di Socrate, riporta l'idea sull'amore di Diotima: «Innanzi tutto è desiderio», dice lei. «Amore è amore di alcune cose, in particolare di quelle di cui si sente la mancanza». Ecco un pensiero che impronterà di sé tutta la cultura occidentale, compresa la psicoanalisi. Ma che cosa si desidera, se non ciò che si è avuto e si è perso? Ecco quindi il tema della perdita, cioè della ciclicità della vita, che non sarebbe tale se non fosse nascita e morte e rinascita, così come il desiderio è voglia di riavere ciò che si è perduto. C'è una bellissima definizione di Platone: amore è un demone grande che sta nel mezzo. Non è mai identificabile né con la natura nella sua immediatezza fisica, né con le costruzioni sociali e quando c'è, è una forza che travolge tutto». 

«Non amiamo una persona perché si fa amore, piuttosto quella persona diventa amabile ai nostri occhi perché la amiamo. Come si dice a Napoli, ogni scarrafone è bello a mamma soja... cioè, ciò che amiamo non è amabile in sé, ma perché investito del nostro desiderio di amore. Ma la proiezione che ne facciamo sull'altro introduce il principio di responsabilità, che è il cardine dell'amore. Dal terrazzo di casa vedo una gabbianella che nutre il suo piccolo, tornando ogni giorno con il becco pieno di qualcosa per lui. Lì vedo amore, che è la razionalità della natura. Ma quando si passa dalla natura alla cultura, allora la ragione vacilla. E possono esserci soprusi, prevaricazioni. Come nel caso dei femminicidi, dei cosiddetti raptus che non hanno nulla dell'amore e nascono da impulsi sessuali, pretese di possesso. No, non si può mai scattare d'ira o uccidere per amore».

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«Le cose del cuore sono le più intime e non si dovrebbero raccontare in piazza, però qualcosa posso dirla: anch'io credo di essermi innamorato varie volte, anche se sfiderei chiunque a esser sicuro di essersi innamorato quando ha pensato di esserlo. Ho amato molto mia moglie, purtroppo l'ho anche tradita e me ne sono innamorato ancor più quando si è ammalata. Allora non ho più avuto desiderio di altro se non di accudirla. Non che si trattasse di rimorso per gli sgarri compiuti. Il fatto è che la sua debolezza e la sua fragilità di allora fecero affiorare il vero amore in me sotto forma di tenerezza, un sentimento di protezione simile a quello della gabbiana che protegge la vita. Ecco che amore non ha, in tal caso, la forma del sentimento eversivo costruita dalle varie culture. Invece è il sentimento del vivente verso l'altro che gli è stato affidato, quando coglie in lui la vita in procinto di spegnersi, e che si vuol preservare. Io ho scritto molte poesie d'amore, quando le leggo mi sembrano belle ma, poiché per emettere un giudizio si dovrebbe sollecitare il punto di vista di molti, allora mi astengo dal ritenerle belle. E le tengo per me, ma ogni tanto ho bisogno di tornare a leggerle».

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