Picasso, la mostra al Mann di Napoli: in visita a Pompei sedotto dall'antico

La straordinaria influenza che Napoli ha esercitato sul più importante artista del Novecento è al centro della mostra «Picasso e l'antico»

Picasso in mostra al Mann di Napoli
Picasso in mostra al Mann di Napoli
di Alessandra Pacelli
Giovedì 6 Aprile 2023, 07:27 - Ultimo agg. 7 Aprile, 11:00
4 Minuti di Lettura

L'antefatto è riassunto in una foto seppiata, con due giovani uomini seduti in un contesto archeologico. È il 1917: il primo è Pablo Picasso, ha 35 anni ed è un artista conosciuto negli ambienti culturali parigini, 10 anni prima aveva già dipinto «Les demoiselles d'Avignon» inaugurando la stagione cubista; l'altro è Leonide Massine, coreografo e ballerino allora ventenne, uno dei principali animatori dei Balletti Russi di Sergej Djagilev. Il luogo è Pompei, visitata insieme a Napoli nel marzo e nell'aprile di quell'anno nel corso del loro viaggio in Italia a seguito proprio dei Balletti Russi. La comitiva includeva anche Djagilev, Jean Cocteau e Igor Stravinskij. Un concentrato di geni.

La tappa napoletana ebbe una profonda influenza su Picasso, proprio per questo incontro con l'antico rafforzato dalla visita al museo Archeologico: la suggestione dei reperti pompeiani e della statuaria della collezione Farnese avrebbero contribuito prepotentemente al passaggio dell'artista dal cubismo a un nuovo classicismo, un'eco riconoscibile nella gran parte dei dipinti e disegni tra il 1917 e il 1925, e nell'opera grafica degli anni Trenta.

Questa straordinaria influenza che Napoli ha esercitato sul più importante artista del Novecento è al centro della mostra «Picasso e l'antico», inaugurata ieri al Mann proprio nelle sale della collezione Farnese e che si inserisce nel programma internazionale delle celebrazioni picassiane per il cinquantenario della morte. A cura dello storico Clemente Marconi e con l'organizzazione di Electa, l'esposizione (fino al 27 agosto) dà conto sia del soggiorno napoletano dell'artista, mostrando attraverso materiali d'archivio come si presentava allora il museo, sia dell'influenza che le opere dell'Archeologico ebbero sul lavoro del grande maestro spagnolo.

Il corpus principale è costituito da 37 delle 100 tavole che compongono la «Suite Vollard», in prestito dal British Museum di Londra, realizzate tra il 1930 e il 1937: la fascinazione per il Toro Farnese è testimoniata dal ciclo sul Minotauro, quella per l'Ercole nelle incisioni «Studio dello scultore» in cui l'artista si raffigura con i tratti del volto della statua.

Ma anche l'Afrodite accovacciata o alcuni affreschi pompeiani tornano in certi gesti femminili e nei nudi disegnati dallo spagnolo. Alla «Suite Vollard» si aggiungono in rassegna sei opere provenienti dal Museo Picasso di Parigi e dalla collezione Gagosian di New York.

 

Alla presentazione della mostra il direttore Paolo Giulierini esprime «profonda gioia», supportata dal numerosissimo pubblico che affolla tutto il «suo» museo e dalle lunghe file all'ingresso. «L'idea di base è che questo museo abbia affascinato fortemente Picasso al punto da ispirarlo per le sue opere future - spiega Giulierini - Questa quindi non è una mostra blockbuster come si usa ora, ma un unicum frutto di studi approfonditi e realizzata ad hoc per Napoli». Il sindaco Gaetano Manfredi sottolinea come «Picasso qui vide l'antico che ispira il contemporaneo. Questa mostra ha una dimensione internazionale, come merita la Napoli città globale, testimoniata dalla presenza dei rappresentanti istituzionali di Francia e Spagna». Infatti, al tavolo dei relatori si susseguono il console generale spagnolo Carlos Maldonado e l'ambasciatore francese Christian Masset, che tra gli applausi cita Cocteau quando scrisse a Picasso per convincerlo a venire a Napoli: «A Roma c'è il Papa, ma a Napoli c'è Dio». Il governatore Vincenzo De Luca, che si dice supporter di Giulierini augurandosi che dopo di lui «non ci arrivi un analfabeta di ritorno», sottolinea il grande impegno finanziario della Regione a sostegno della cultura («ci siete costati lacrime e sangue, ma altrimenti avremmo perso l'anima») e poi annuncia l'ampliamento del Mann aggregando una parte dell'attiguo istituto Colosimo. E infine chiosa: «Il quadro nazionale ci intristisce, ma siamo obbligati ad avere speranza». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA