Abio Napoli compie vent'anni, e li festeggia con una fiaba e un evento di gala

Abio Napoli compie vent'anni, e li festeggia con una fiaba e un evento di gala
di Donatella Trotta
Sabato 11 Gennaio 2020, 12:10
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Un’Associazione al fianco dei bambini, degli adolescenti, dei loro genitori. In ospedale. Un gruppo qualificato e fortemente motivato di volontari e volontarie che operano in un “mondo a parte” dove la sofferenza, soprattutto se pediatrica, va accolta, ascoltata e aiutata con pazienza, fantasia e dedizione a trasformarsi in sorriso: primo segno della riuscita di un percorso terapeutico consapevole che il curare (dall’inglese “to cure”) non è mai solo farmacologico, chirurgico o medico, né può essere disgiunto dal prendersi cura (il “to care” di donmilaniana memoria), ossia dall’avere a cuore la salute di un essere umano - qualunque età abbia - in senso olistico.

È un mondo di combattenti - anzi, di CuorBattenti e cuori pensanti in sintonia - quello di ABIO Napoli Onlus: l’Associazione per il Bambino in Ospedale che quest’anno compie vent’anni, degnamente festeggiata da una fiaba a misura di infanzia che ne racconta, trasfigurandola in modo magico e in chiave allegorica, la storia vera (si intitola Abiolandia. Un mondo di CuorBattenti, scritta da Roberta D’Angelo e illustrata da Diana di Paolo, entrambe “abioline” d.o.c.), oltre che da un evento di gala: in programma il 13 marzo alle ore 20 presso il Biclub l’Accademia (via Piave, 183/185).

Un prezioso microcosmo di militanti della solidarietà avviato, nel capoluogo partenopeo, il 27 febbraio del 2000 grazie alla lungimirante tenacia e alla passione di Nicola Giuliano - nella foto, fondatore, Presidente onorario e responsabile della formazione - consapevole, secondo le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che la salute è uno «stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia»: dunque è un vero e proprio diritto, che come tale si pone alla base di tutti gli altri diritti fondamentali che spettano alle persone. A partire dalle bambine, dai bambini e dai ragazzi che nel difficile periodo dell’ospedalizzazione devono vincere non soltanto la malattia ma le proprie paure, ritrovando con serenità anche nel percorso terapeutico l’equilibrio tra dimensione del gioco e impegno.

«In tutti questi anni – sottolinea Giuliano, laureato in Giurisprudenza, bancario per mestiere ma da sempre volontario per vocazione dalla parte dell’infanzia, dapprima in Telefono Azzurro, poi nell’Unicef e infine in ABIO -  l’aspetto più bello di quest’attività è stato incontrare la parte buona e pulita della città, disposta a mettersi in gioco per aiutare gli altri. Basti pensare che quasi tremila nostri volontari sono stati ragazzi tra i 19 e i 26 anni che nel tempo libero, anziché andare a zonzo o a divertirsi, hanno scelto con determinazione di prepararsi e di venire in ospedale, per alleviare il dolore pediatrico. E non a caso Abio Napoli è nata proprio su impulso della storia purtroppo non a lieto fine di un bimbo, Davide, a cui Abiolandia, la fiaba della scrittrice Roberta D’Angelo, è implicitamente dedicata».  

Una fiaba-verità che in sei brevi capitoletti narra le avventure di Abiolino e Abiolina in un paese un po’ magico, Abiolandia, appunto, popolato di insoliti eroi che sono superdottori, donatori di sorrisi e piccoli marinai raffigurati su colorati murales, e descrive così un piccolo mondo moderno costellato di giardini incantati e pere fatate, di giochi e di sogni e perfino di cinema in corsia che profumano di pizza e di felicità. Una storia dove la forza trasformante dell’immaginazione e l’energia di visioni condivise che diventano realtà può cambiare in meglio le situazioni, anche le più complicate.

Una storia, quella di ABIO, nata inizialmente nel 1978 a Milano, da un’intuizione di Giuseppe Zaffaroni (primario di chirurgia infantile presso il padiglione “Alfieri” dell’Ospedale Maggiore Policlinico del capoluogo lombardo), affiancato dalla moglie Mara e da Regina Sironi (segretario generale di Fondazione ABIO e storica figura del Movimento ABIO, scomparsa nel giugno 2013): primo nucleo iniziale di un esercito benefico che ormai conta 5mila volontari in oltre 200 reparti di pediatria, riuniti in 67 Associazioni ABIO in tutta Italia e impegnati in 650mila ore di volontariato e presenza e tremila ore di formazione ogni anno.

A Napoli e provincia, questa storia si declina dal 2000 nell’umanizzazione costante dei reparti pediatrici di 11 ospedali della Città Metropolitana, e in una miriade di progetti dove bambini ragazzi e famiglie vengono presi in carico con entusiasmo contagioso e presenza costante, ma rispettosa e discreta, dall’allegra rete di “abiolini e abioline” in un percorso di (in)formazione, inserimento, accudimento e iniziative ri/creative, ludiche e di sostegno che – in stretto contatto con il personale sanitario e parasanitario - alleviano così i fattori di rischio e di potenziali traumi derivanti dall’ingresso in strutture ospedaliere.
 
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