Vedi Napoli, e poi torni: tra Vitruvio e Palazzo Vaccaro 30 architetti svizzeri in visita all'Emeroteca Tucci

Una delegazione di specialisti elvetici di Zurigo, Ginevra, Losanna e Berna, guidata da Katia Accossato, docente di Architettura e composizione al Politecnico di Milano, ha ammirato lo stile razionalista dell'edificio e i tesori in esso custoditi

Gli architetti svizzeri in visita alla Emeroteca-Biblioteca "Tucci"
Gli architetti svizzeri in visita alla Emeroteca-Biblioteca "Tucci"
di Donatella Trotta
Sabato 9 Marzo 2024, 12:00
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Il compianto Benedetto Gravagnuolo, già preside della Facoltà di Architettura di Napoli, lo definì un “capolavoro dell’architettura italiana del Novecento”. Non a caso lo storico Palazzo Vaccaro, in piazza Matteotti, è visitato spesso da architetti ed ingegneri provenienti da tutto il mondo: attratti non soltanto dalla planimetria irregolare, dall’imponenza del nitido stile razionalista-funzionalista e dai bicromatismi della diorite di Baveno e del marmo della Valle Strona che caratterizzano la monumentale struttura progettata da Giuseppe Vaccaro ― architetto bolognese che vinse il concorso emanato nel 1928 dall’allora ministro delle Comunicazioni Costanzo Ciano ― ma anche dal patrimonio di rarità custoditi nell’edificio delle Poste Centrali di Napoli, che al secondo piano ospita la storica Emeroteca-Biblioteca “Vincenzo Tucci”. Già vent’anni fa, il 28 settembre del 2004, trenta direttori dei musei di architettura di cinque continenti lasciarono il loro Congresso di Venezia per raggiungere Piazza Matteotti: sia per scoprire le ardite linee tracciate dal geniale professionista bolognese, sia per ammirare e fotografare le 117 xilografie dell’edizione del Vitruvio del 1521 posseduta dell’Emeroteca Tucci, introvabile altrove così completa.

Vent’anni dopo, non stupisce perciò che un altro cospicuo nucleo di professionisti provenienti dalla Svizzera abbia scelto di fare un pellegrinaggio laico nel tempio della memoria storica del giornalismo, e non solo, guidato da decenni nel Palazzo delle Poste dall’inossidabile piglio dell’appassionato presidente della Tucci, Salvatore Maffei: così trenta noti architetti elvetici, accompagnati dalla professoressa Katia Accossato, docente di Architettura e composizione presso il Politecnico di Milano e titolare di uno studio di architettura a Chiasso, sono stati accolti l’altro giorno a Napoli a Palazzo Vaccaro, giunti per vedere le rare riviste italiane e straniere di architettura possedute dall’Emeroteca Biblioteca Tucci.  Studiosi del razionalismo architettonico ― stile in cui come detto sono stati realizzati gli edifici eretti, nell’insula del chiostro di Monteoliveto con il suo sopravvissuto loggiato rinascimentale, nel trentennio del primo ‘900, tra i quali appunto Palazzo Vaccaro ―  i visitatori di Zurigo, Ginevra, Losanna e  Berna hanno potuto ammirare oltre alle sale della “Tucci”, che ha sede nello storico Palazzo, la prima edizione italiana del «De Architectura» di Vitruvio (1521) realizzata da Cesare Cesariano, allievo del Bramante, completa di tutte le sue 117 pregiate xilografie (mentre sono lacunose le poche disponibili in altre biblioteche).

Non solo. Grande entusiasmo ha suscitato nei visitatori d’Oltralpe anche la visione della «Regola delli cinque ordini d’Architettura» di Jacopo Barozzi detto il Vignola, nell’edizione esclusiva del 1637 del Mozoscolari, la statunitense «Architectural Forum» del 1892, l’«Architettura» di Torino del 1905, accanto alla rivista francese «Architecture d’Aujourd’hui» del 1924,  la tedesca  «Arkitektur Welt Werbe» e molte delle pubblicazioni periodiche internazionali, russe comprese,  proposte in un’esposizione realizzata nell’ottobre 2014 per la visita di sessanta laureandi della Facoltà di architettura di Bruxelles. 

Il mondo in una Emeroteca-Biblioteca: i trenta professionisti elvetici, soci della SIA (Società ingegneri e architetti della Svizzera) e rapiti dai doviziosi racconti del presidente Maffei, hanno inoltre mostrato particolare interesse per  le riviste italiane in cui fu pubblicato il bando del 1928 per la costruzione del Palazzo delle Poste di Napoli («Architettura e arti decorative») e per i primi progetti proposti («Architettura»), nonché per i quotidiani che riportarono la notizia della costruzione e dell’inaugurazione, nel 1936 al nuovo Rione Carità di Napoli, del «più grande edificio postale del mondo», superiore di venti metri perfino al palazzo delle poste di New York. All’edificio di Piazza Matteotti è poi legato anche il ricordo di una dura polemica giornalistica tra Luigi Barzini senior e Ugo Ojetti, entrambi ex direttori del «Corriere della Sera».

Molto ammirati, infine, l’enorme e costoso  volume di Jean Nicolas Louis Durand dal titolo «Recueil et Paralléle des édifices de tout genre, anciens et modernes»: una splendida raccolta di grandi tavole nella rarissima edizione ottocentesca realizzata a Bruxelles e posseduta dalla “Tucci”.

Al termine della visita, una chicca conclusiva: per i visitatori eccellenti è stato proiettato un prezioso documentario sulla costruzione, in meno di tre anni con materiali trasportati a dorso di mulo, del monumentale palazzo di piazza Matteotti. Il bagaglio dei colti architetti in visita si è così arricchito di meraviglie che rafforzeranno il celebre detto nella sua attuale accezione usata per le nuove ondate turistiche: vedi Napoli, e poi torni.

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