Napoli, riaperta la chiesa di Sant’Antonio Abate in via Foria dopo anni di abbandono e degrado

ll Principe don Pedro di Borbone visiterà uno dei luoghi più importanti per l’Ordine

La facciata restaurata della chiesa di Sant'Antonio Abate
La facciata restaurata della chiesa di Sant'Antonio Abate
di Vincenzo Cimmino
Sabato 13 Gennaio 2024, 17:30 - Ultimo agg. 19:09
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Sono state riaperte, dopo diversi anni, le porte della chiesa di Sant’Antonio Abate. Il luogo di culto si trova in via Foria. Vi si accede dal larghetto sant’Antonio Abate. Il restauro degli interni è stato finanziato dal Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.

La facciata, da poco liberata dalla sua gabbia fatta di pali e tubi innocenti, è tornata al suo antico splendore grazie ai fondi europei. Sono stati necessari più di 500mila euro per il ripristino e il restauro degli spazi esterni. Molto si deve all’opera del parroco della chiesa, don Mario D’Orlando.

La storia della chiesa si perde nelle trame del tempo. Ciò che è certo è che l’edificio come lo vediamo oggi risale all’epoca dei sovrani angioini. A interessarsi sulle origini dell’abbazia anche Benedetto Croce. Il grande filosofo nel 1905 mise insieme le poche notizie sulle origini del luogo di culto per poi mandarle in stampa tramite la rivista Napoli Nobilissima.

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Sulla fondazione del plesso monastico esistono poche fonti. Tra queste spiccano un diploma del re Roberto d’Angiò del marzo 1313, un breve apostolico di papa Pio IX e due accenni nelle varie testimonianze artistiche della città.

Un tempo facevano parte della chiesa un ospedale specializzato nella cura del morbo del “fuoco sacro”, anche detto “fuoco di sant’Antonio”, e un convento che inizialmente ospitava i monaci antoniani.

Una prima denuncia sullo stato della chiesa era partita nell’agosto del 2020. Il Mattino aveva accolto l’appello del parroco e dei fedeli sullo stato di forte abbandono e degrado della chiesa. La struttura era stata inizialmente chiusa cinque anni prima perché dichiarata inagibile a causa di importanti problemi statici del soffitto.

Così, pochi giorni dopo, nello stesso mese di agosto, erano state mandate da Roma due inviate speciali per valutare la situazione e capire come agire. Le cose erano iniziate a cambiare già dal 1° luglio, quando la parrocchia era stata affidata a don Mario. La chiesa è stata riaperta dopo quasi quattro anni dall’interesse del Vaticano. La città ha riavuto così una delle sue chiese più importanti.

«È stato un lavoro molto faticoso, rimettere in sesto questa meravigliosa abbazia del Trecento. – dichiara il giornalista Pietro Funaro, che ha curato con don Mario la ristrutturazione della chiesa, in particolare della cappella di san Giorgio – Ci siamo riusciti veramente grazie alla volontà forte di riavere un pezzo di storia di questa città che di questa città è parte integrante. L’abbazia di Sant’Antonio Abate al Reclusorio, così come era definita nei secoli scorsi è tornata al suo splendore e ci auguriamo che torni ad essere punto centrale del percorso culturale di questa città».

Tale l’importanza della cappella di san Giorgio che nei prossimi mesi giungerà un ospite di eccezione in visita.

S.A.R. Principe don Pedro di Borbone delle due Sicilie, duca di Calabria, Gran Maestro dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio visiterà infatti uno dei luoghi più importanti per l’Ordine, la chiesa di Sant’Antonio Abate. A dare la notizia è stato il Luogotenente dell’Ordine per il sud Italia, marchese Pierluigi Sanfelice di Bagnoli.

La chiesa contiene inoltre tesori dal valore inestimabile. Negli anni scorsi è stato anche restaurato un san Gennaro in gloria di Luca Giordano. Degno di nota è il busto reliquiario di Sant’Antonio, al cui centro, nel petto, c’è uno scomparto che ospita pezzi di ossa del santo copatrono di Napoli. Vi è poi la Madonna col Bambino, in marmo, il cui volto secondo la tradizione ricorda quello della regina Giovanna.

Degno di nota anche il portale d’ingresso. La porta d’accesso è di marmo bianco finissimo. Gli stipiti sostengono un architrave sul quale si forma una lunetta a sesto acuto. L’interno della lunetta oggi è bianco, ma un tempo conteneva un affresco del Seicento rappresentante Sant’Antonio abate in atto di benedire. In alto, nel centro della lunetta, un bassorilievo rappresentante lo stemma dell’Ordine Costantiniano.

La porta in legno è risalente al Trecento. Uno degli ultimi esempi di portali lignei dell’epoca ancora esistenti a Napoli. I battenti della porta sono divisi in novanta scompartimenti e sul battente di sinistra vi è lo stemma dell’ordine antoniano. Lo stemma a destra è quello dei Durazzo.

L’auspicio, ora che la chiesa è finalmente tornata a pieno regime, è che tornino dalla Soprintendenza alcuni dipinti rimossi negli anni passati e messi in sicurezza nei locali ministeriali. Tra queste una tela da soffitto che un tempo era posta tra i cassettoni lignei, al centro della navata.

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