Faida di Chiaia, chiuso il cerchio sulla “banda del mitra”

Preso il quinto uomo del clan Strazzullo: «Racket anche ai parcheggiatori abusivi»

l frame di un video che ritra due giovani in sella a uno scooter con in mano un mitra
l frame di un video che ritra due giovani in sella a uno scooter con in mano un mitra
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Mercoledì 11 Ottobre 2023, 23:30 - Ultimo agg. 13 Ottobre, 06:42
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Si nascondeva in casa di alcuni parenti, a due passi da via Riviera di Chiaia. Era chiuso in una abitazione di pochi metri quadrati, dove probabilmente è rimasto rintanato per quasi un mese. Poche sortite di notte, zero telefoni cellulari, immersione diurna. Ma le manette ai suoi polsi sono scattate inesorabili, tanto che non ha neppure abbozzato un tentativo di reazione. È finito così in cella lunedì pomeriggio Mariano Cangiano, l’unico dei cinque componenti del nuovo clan cresciuto in zona Torretta ad essere sfuggito al blitz dei primi di settembre. Decisivo il lavoro degli agenti della squadra mobile, agli ordini del primo dirigente Alfredo Fabbrocini, e del commissariato Chiaia San Ferdinando, del primo dirigente Stanislao Caruso.

Pressing investigativo incessante, un intero gruppo criminale è stato smantellato in pochi giorni. Parliamo del presunto clan capeggiato da Giovanni Strazzullo, alias ‘o kik, personaggio emergente della zona della Torretta, a sua volta legato alla camorra di Miano.

Armi e racket le accuse. In sintesi, il gruppo di Strazzullo avrebbe provato ad imporre le proprie regole del pizzo ai parcheggiatori abusivi, una piaga da sempre operativa nella zona di Riviera di Chiaia, su fette del lungomare e nella zona di pub e negozi di corso Vittorio Emanuele. 

Secondo quanto sta emergendo dalle indagini, il gruppo Strazzullo avrebbe imposto una tangente da 100 euro per ogni parcheggiatore abusivo, in alcune zone e in alcuni giorni della settimana. In ballo un giro di affari elevato, alla luce dell’afflusso di cittadini che - specie nei fine settimana - si riversano nella zona di chalet, pub, boutique e scorci suggestivi napoletani. Un fiume di denaro su cui quelli del gruppo Strazzullo avrebbero provato a mettere le mani, colpendo in due direzioni: contro le case dei Frizziero e contro le case dei Cirella, due famiglie storicamente segnalate dalle forze dell’ordine per vicende di malaffare. È in questo scenario, che si registra una sorta di escalation: quattro “stese”, quattro agguati nel pieno dell’estate cittadina, tra turisti, passanti, residenti. Cittadini inermi, costretti scappare in casa di fronte a una sorta di scenario di guerra. 

È accaduto quattro volte a luglio, a stretto giro, tra via Cucca e vico Santa Maria della Neve, come emerge dai bossoli rinvenuti dopo le sventagliate di mitra. Un clima di terrore che non è cessato a luglio, come emerge dalle ronde armate registrate da alcune telecamere. Siamo tra la fine di agosto e l’inizio di settembre, quando via Riviera di Chaia viene notata la sagoma di due soggetti in moto. Uno di questi impugna un mitra, un kalashnikov ed è pronto a fare fuoco. In altre occasioni, vengono registrate dal centralino della polizia delle telefonate allarmate di cittadini che chiedono interventi rapidi, di fronte a quegli uomini che presidiano la zona. Immediate le contromosse, grazie al lavoro dei pm anticamorra Maria Sepe e Celeste Carrano, che hanno firmato cinque decreti di fermo un mese fa, bloccando sul nascere il clan Strazzullo. 

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Una ricostruzione, quella della Procura, che è stata accolta anche dai giudici, su un punto in particolare: in questi mesi a Chiaia è stato operativo un gruppo che fa capo all’Alleanza di Secondigliano, con l’obiettivo di controllare i proventi del malaffare e di riciclare soldi sporchi. Diversa la posizione degli indagati, rappresentati da penalista napoletano Giuseppe De Gregorio, pronto a dare una spallata ai provvedimenti cautelari. Resta uno scenario ancora da esplorare: quello delle armi da guerra fornite dall’Alleanza di Secondigliano a Chiaia, in un continuum criminale ancora tutto da chiarire. 

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