«Forza e coraggio. La galera è di passaggio prima o poi ce ne torniamo a casa». Sono diventate virali le parole di Vincenza Maione, il boss in gonnella di Ponticelli, condannata recentemente all’ergastolo per il suo coinvolgimento nel tragico agguato che costò la vita a Ciro Colonna, vittima innocente della camorra. Il video, verosimilmente estrapolato da una videochiamata fatta dalla Maione ai suoi familiari dal carcere dove è detenuta, sta impazzando su diverse piattaforme social sin dalle ore immediatamente successive alla sentenza emessa dalla Corte di Cassazione che ha scritto la parola fine al lungo iter giudiziario. Carcere a vita dunque per la pazzignana, come la Maione era conosciuta negli ambienti criminali, e per i suoi complici, tra cui il boss di San Giovanni a Teduccio, Ciro Rinaldi e il killer Michele Minichini.
In pochi minuti, il video è rimbalzato tra diversi utenti che lo hanno ripubblicato sui loro profili social.
Ciò che, però, desta preoccupazione sono le decine di commenti da parte di chi augura una «presta libertà» alla Maione. Commenti che, come alcuni esponenti delle forze dell’ordine hanno amaramente constato, non tengono nessun conto del motivo per cui la donna è stata condannata all’ergastolo. L’uccisione, per errore, di un ragazzo di soli 19 anni, la cui unica colpa fu quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Vero obiettivo del raid, infatti, era Raffaele Cepparulo alias Ultimo, ras emergente dello schieramento mazzarelliano che si contrapponeva alla Maione e ai suoi alleati. Cepparulo, che per sfuggire alla caccia degli avversari si era trasferito a Ponticelli, fu sorpreso all’interno di un circolo ricreativo da Michele Minichini e da Antonio Rivieccio, quest’ultimo sicario della famigerata paranza dei bambini di Forcella. Per Ultimo non ci fu scampo. Il commando lo crivellò di proiettili senza lasciargli il tempo di reagire. Qualcosa, però, non andò secondo i piani. All’interno del piccolo locale del Lotto O, al momento dell’irruzione dei killer, c’era anche Ciro Colonna che stava giocando a bigliardino. Quando si rese conto dell’arrivo dei killer tentò di fuggire ma, secondo la ricostruzione degli investigatori, quel movimento repentino gli fu fatale. Uno dei sicari, troppo nervoso, gli puntò contro la pistola e lo uccise. Un tragico errore come confermeranno anche le intercettazioni raccolte nel corso delle indagini che porteranno all’arresto di esecutori e mandanti. Eppure, nonostante la morte di un innocente, c’è ancora chi parteggia per i suoi assassini.
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