Venere degli stracci incendiata, lo sdegno dei napoletani: «Questa città va rieducata, partiamo dai bambini»

Prof, artisti e intellettuali in campo: «Napoli non è il regno dei vandalismi ma troppi brutti episodi in questi anni»

La Venere degli stracci prima e dopo
La Venere degli stracci prima e dopo
di Gennaro Di Biase
Giovedì 13 Luglio 2023, 09:09 - Ultimo agg. 15:44
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Le fiamme della Venere degli Stracci fanno subito il giro d'Italia, dall'alba di ieri. È durata pochissimo la vita dell'opera di Pistoletto in piazza Municipio. Un atto condannato da tutte le voci di Napoli.

Il primo a parlare è Vincenzo Trione, consigliere del sindaco per l'Arte contemporanea, storico e critico d'arte. È stato proprio lui a curare l'allestimento di piazza Municipio: «Portare qui la Venere è stato un lavoro durissimo, frutto di una collaborazione durata mesi tra Comune e Pistoletto - racconta - L'artista l'aveva ripensata completamente per Napoli. Questa era la Venere più grande, nonché l'unica monumentale realizzata da Pistoletto. L'amarezza è enorme. Se fossero state delle babygang a darla alle fiamme, la valenza dell'atto sarebbe stata completamente diversa. Se fosse un clochard, come sembra, il rammarico sarebbe uguale, ma la valenza politica e civile dell'atto risulterebbe meno drammatica. Da questa cancellazione, rinascerà una nuova versione dell'opera: nelle prossime ore partirà un crowdfunding per riportare la Venere al Municipio».

«Era un'opera scioccante e bellissima - dice l'artista Lello Esposito - Il contrasto tra la bellezza della Venere e gli stracci aveva significati infiniti. Di sicuro quel fumo è violenza. L'incendio può rappresentare diverse cose, il fuoco cambia in funzione del significato che gli si dà. Mi dispiace molto per Pistoletto: per ogni artista è un duro colpo vedere distrutta una sua creazione». «Sono triste: qualcuno non comprende la bellezza che viene portata nella nostra città - dice Annamaria Colao, ordinario di Clinica e Chirurgia alla Federico II - A tanti napoletani, purtroppo, manca la cultura della bellezza. Gli sforzi per la rigenerazione di Napoli non sono compresi da tutti. Dobbiamo impegnarci per riuscire a educare alla bellezza almeno i bambini». Si è fatto sentire anche Sylvain Bellenger, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte, che cita Heine: «"Là dove si bruciano i libri si finisce per bruciare anche gli uomini".

L'incendio della Venere degli Stracci di Pistoletto - prosegue Bellenger - è un brutto segnale, che segue il colpo di pistola nell'opera di Milot a piazza Mercato. Che tristezza!"».

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Perché l'incendio della Venere parla proprio del rapporto, così controverso e viscerale, tra Partenope e l'arte. «L'accaduto è vergognoso - osserva il sociologo Domenico De Masi - Napoli è la città più colta d'Italia, e questo raddoppia la vergogna che bisogna provare. Sul piano artistico, il compimento della Venere degli Stracci, un'opera d'arte povera, sta proprio nell'essere bruciata, nel finire in una discarica. Fortunatamente, quella bruciata non è l'unica Venere di Pistoletto».

«Il rogo è una pessima notizia per la nostra città e per l'immagine culturale di Napoli - aggiunge Gianluca Daniele, segretario generale Slc Cgil Napoli e Campania - L'opera era simbolo di speranza ed è stato brutalmente cancellato. Destano preoccupazione la poca sorveglianza e l'abbandono delle nostre piazze». Lo scrittore Maurizio de Giovanni osserva che «siamo davanti al palazzo del Comune, in prossimità del Maschio Angioino e del San Carlo, davanti al molo in cui sbarcano turisti da ogni punto del mondo. Chi doveva occuparsi di difendere l'opera è risultato colpevolmente impotente».

«Etichettare Napoli come città dei vandalismi artistici è eccessivo - aggiunge la cantante Monica Sarnelli - cose del genere accadono dappertutto, purtroppo. Ma di certo non è la prima volta che succede in città. Bisogna educare parte della popolazione al rispetto della cultura». «La città è piena di segnali discordanti, e la scena di ieri al risveglio è stata terribile - conclude la scrittrice Viola Ardone - ma ci racconta che esiste anche un'altra Napoli e bisogna lavorare ancora molto. È un campanello d'allarme. Non bastano le parole di condanna, che pure vanno dette, ma bisogna entrare nelle ferite e vedere ciò che spesso non vogliamo vedere, perché ci sembra più bello inneggiare alla Napoli buona ed elevata piuttosto che fare i conti con queste realtà».
 

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