Venere degli stracci in fiamme a Napoli, il clochard resta in cella: niente sconti dal Riesame

No dei giudici alla scarcerazione: «È evidente la sua pericolosità sociale»

La Venere degli stracci
La Venere degli stracci
di Viviana Lanza
Giovedì 3 Agosto 2023, 23:40 - Ultimo agg. 4 Agosto, 08:00
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Resta in carcere Simone Isaia, il 32enne senza fissa dimora arrestato il 12 luglio scorso, poche ore dopo l’incendio che ha distrutto la Venere degli Stracci, l’opera del maestro Michelangelo Pistoletto esposta in piazza Municipio. Lo hanno deciso i giudici del tribunale del Riesame, respingendo ogni misura alterativa di custodia cautelare. E mentre sul piano giudiziario la posizione di Simone Isaia resta ancorata a un quadro accusatorio grave al punto da trattenerlo in una cella del carcere di Poggioreale, al di fuori della sfera giudiziaria la storia del 32enne, clochard sui generis, sta assumendo una dimensione diversa da quella iniziale tanto che lo stesso artista Pistoletto ha condiviso su Instagram la petizione per chiedere la scarcerazione di Isaia: «Simone ha bisogno di essere curato non del carcere».

Dopo un giorno di camera di consiglio i giudici della dodicesima sezione del Tribunale del Riesame hanno deciso di lasciare in carcere Simone Isaia, di non concedergli alcuna revoca della misura cautelare, nemmeno il trasferimento nella comunità Domus Misericordia di don Rosario che, attraverso il garante campano Samuele Ciambriello, si era offerta di ospitare il 32enne. «Conferma l’ordinanza di custodia cautelare in carcere», si legge nel provvedimento le cui motivazioni saranno depositate nei prossimi giorni.

Bisognerà attendere, dunque, per conoscere le esatte ragioni della decisione con cui il Riesame ha stabilito di tenere in carcere Simone Isaia, 32 anni, incensurato.

Intanto va da sé che i giudici del Riesame abbiano condiviso la tesi della Procura (il fascicolo è affidato al pm Federica D’Amodio) che, sulla scorta delle indagini svolte dai poliziotti della squadra mobile coordinata dal dirigente Alfredo Fabbrocini, ha chiuso in poche ore il cerchio attorno a Simone Isaia, ritenendolo il presunto unico artefice del rogo divampato alle 5 e 20 del mattino del 12 luglio.

 

Il ragionamento accusatorio, in estrema sintesi, è questo: dalle immagini della videosorveglianza si nota che Isaia è l’unica persona che, nei momenti immediatamente precedenti l’incendio, si avvicina di più alla statua e quindi non può essere stato che lui ad appiccare l’incendio. Il fatto, poi, d’essere stato trovato in possesso di accendini e non di sigarette ha avvalorato i sospetti.

Tutto questo è cristallizzato in due capi di imputazione: uno è relativo all’aver cagionato un incendio con pericolo per la pubblica incolumità; l’altro riguarda la distruzione di un bene culturale. La notizia della conferma del carcere per Isaia ha aperto la strada a tante riflessioni: c’è chi dibatte sull’opportunità e sulla sicurezza di installare in strada un’opera composta da materiale altamente infiammabile e chi si sofferma sugli aspetti giudiziari della vicenda, oscillando tra la gravità del reato e la fragilità del presunto artefice del rogo. Sì perché scavando nella storia di Simone Isaia ci si imbatte nel ritratto di un giovane uomo a tratti fragile e poco lucido.

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«C’è però un silenzio colpevole della città che a me sembra provare più compassione per una installazione che per la storia di una persona, e questo mi fa indignare», commenta il garante campano Samuele Ciambriello che ieri, a Poggioreale, ha incontrato Simone Isaia. Il 32enne è in cella con sette detenuti. «Va ricordato anche che si tratta di un incensurato, ha bisogno di essere aiutato e curato. Senza entrare nel merito del fatto che sia colpevole o innocente, davvero si può pensare che il carcere sia la soluzione?». 

L’avvocato Gabriella Di Nardo, che assiste Isaia, aveva chiesto al Riesame la revoca del carcere e in alternativa gli arresti domiciliari presso la comunità a Salerno che si è detta pronta a ospitare Isaia, ritenendo che in quel modo si sarebbero comunque soddisfatte le esigenze cautelari e portando all’attenzione dei giudici anche alcuni dubbi sulla ricostruzione dei fatti, sui due minuti e mezzo di buio tra il passaggio di Isaia nei pressi della statua e l’incendio e sulla presenza di una donna nei momenti immediatamente precedenti il rogo. La scarcerazione di Isaia è auspicata anche dai volontari della mensa del Carmine dove Isaia si recava spesso a pranzare.

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