Geolier fischiato a Sanremo 2024: «Sono rigurgiti anti-napoletani»

E don Patriciello invita il rapper di Secondigliano al Parco Verde di Caivano

Geolier tra Fiorello e Amadeus
Geolier tra Fiorello e Amadeus
di Ugo Cundari
Domenica 11 Febbraio 2024, 09:00 - Ultimo agg. 12 Febbraio, 07:21
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Napoli si compatta e si divide. I fischi, e l'abbandono dell'Ariston, contro Geolier, non sono piaciuti ai più, e non parliamo solo dei fans d'osservanza. Sui social tra i leoni di tastiera che insultano il rapper di «I p'me, tu p'te» non mancano i suoi concittadini: «E questo dovrebbe rappresentarmi?», il senso di molto post, per non ripetere offese e contumelie. Questione di feeling, di gusto, di razzismo e, perché no, di autorazzismo? Ma colleghi, scrittori, politici, abitanti della sua Secondigliano stanno con Emanuele. Per Fabio, del Mood cafè di corso Secondigliano, «siamo alle solite, chi ha fischiato Manuele ha dato la dimostrazione che esistono ancora tanti razzisti». Per Antonio, del Barber shop Gino Lamberti, sempre al corso Secondigliano, «è stata tutta invidia». Se il sindaco Gaetano Manfredi non vuole esprimersi ma lascia filtrare dagli ambienti a lui vicini la speranza che «tutte queste polemiche inutili siano superate dal podio», per il predecessore Luigi de Magistris «è partito un rigurgito anti-napoletano». Alessandro Siani ha scritto una lettera aperta a Geolier invitandolo a non scoraggiarsi: «Da domani forse ti resterà appena un'eco dei fischi. Che ti serviranno a farti crescere e a fare meglio. Ma sentirai ancora più forte il rumore assordante di chi ti vuole bene semplicemente per quello che sei: un giovane ventenne napoletano di nome Emanuele». Cristina Donadio è dell'idea che «quei fischi sono un valore aggiunto, ognuno di loro equivale ad un applauso, a un riconoscimento. Fin quando Napoli fa notizia per vicende tragiche tutti a starci vicino, quando invece eccelle tutti a darci contro». Enzo Avitabile, felice per l'exploit del giovane amico, preferirebbe «non confondere la musica e l'arte con il campanilismo, con il tifo da stadio. Si fa musica con qualcuno, non contro qualcuno».

Per Maurizio de Giovanni, che giorni fa si è espresso contro il dialetto storpiato dei testi delle canzoni di Geolier e ieri si è dimesso da presidente del Comitato scientifico per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio linguistico napoletano, «se dovesse trattarsi dei fischi di un Paese ancora diviso in due, come in tanti sostengono, sarebbero un'umiliazione nazionale.

Io però credo che siano più semplicemente e tristemente i fischi dei vecchi di fronte alla vittoria dei giovani».

Se per Valeria Parrella «i fischi dicono, più che di Geolier, del pubblico che li ha fatti, denotando grettezza, cattiveria e supponenza», Viola Ardone ha scritto sul suo profilo Facebook che «i fischi a Geolier denotano snobismo e ignoranza musicale verso un cantante che ha duettato con la metà degli artisti in gara (l'altra metà si è messa in lista). Però canta in napoletano e quindi deve essere per forza una macchietta. E invece no, sapete, anche lui è un italiano vero». «Geolier è stato molto votato. E quale sarebbe il problema? State forse pensando al complotto del napoletano? Eddai... ma truvateve na fatica», è la risposta piccata di Roberto Saviano. L'appoggio politico è bipartisan, va dal Pd (Graziano, Picierno, Fiola alla Lega (Zinzi) e Fi (Ronzulli), dal mondo sportivo lo sostengono Rosolino e Oliva.

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Ma chiudiamo con Don Maurizio Patriciello che lancia un appello a Geolier: «Ti aspettiamo al Parco Verde per dimostrare a tutti che il napoletano è una lingua viva». 

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