Camera di commercio di Napoli, il primo verdetto del Tar: pareggio tra Fiola e le sigle storiche

Continua la battaglia legale tra l'amministrazione della Camera di Commercio e le associazioni storiche

La Camera di commercio di Napoli
La Camera di commercio di Napoli
di Dario De Martino
Sabato 24 Febbraio 2024, 09:00 - Ultimo agg. 25 Febbraio, 09:01
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Accolta la richiesta di revisione della sentenza del Tar ma senza la sospensione del provvedimento. Eccola la prima decisione del Consiglio di Stato in relazione alla battaglia legale tra l'attuale amministrazione della Camera di Commercio a guida Ciro Fiola e le associazioni storiche che la avversano. Insomma: il primo tempo della sfida che si annuncia decisiva finisce con un sostanziale pareggio. A piazza Borsa si gioisce per l'accoglimento dell'istanza di revisione della sentenza del Tar che li aveva visti sconfitti. A piazza dei Martiri, dove ci sono le sedi dell'Unione industriali e dell'Acen che insieme a Confcommercio sono i leader del gruppo delle associazioni storiche, si esulta perché la richiesta di sospensiva è stata respinta. Senza il provvedimento di sospensione del provvedimento del Tar, fino al momento dell'udienza del tribunale amministrativo di secondo grado, le associazioni escluse restano dunque al momento riammesse. «Si tratta dell'ennesimo successo delle nostre tesi che evidenzia l'immotivata condotta del Responsabile unico del procedimento (Rup) - fanno sapere le sigle storiche - Acen, Claai, Compagnia delle Opere, Confcommercio e Unione Industriali di Napoli nei giorni scorsi hanno inoltre presentato istanza al Rup per la verifica - azienda per azienda - di tutte le dichiarazioni di adesione alle organizzazioni Aicast e Assimprese (riferibili all'attuale presidente della Camera di Commercio), nonché le modalità e l'effettivo pagamento delle quote associative di tali aziende». «Tutte bugie, il Rup ha chiesto legittimamente gli atti alle associazioni storiche che si sono rifiutate di fornirle e hanno presentato ricorso al Tar proprio per non adempiere a questo obbligo. Il Rup sta operando secondo le regole» replica Fiola.

Per capire bene la faccenda, è necessario fare qualche passo indietro. In vista del rinnovo del consiglio della Camera di Commercio, è partita una disputa legale tra l'amministrazione Fiola e l'opposizione. Una battaglia iniziata perché la Camera di Commercio ha escluso sei sigle del cartello delle associazioni storiche dalla competizione elettorale. Confcommercio, Compagnia delle opere, Federdat, Confimprese e Cna erano state escluse per la mancata coincidenza territoriale della loro forma organizzativa rispetto all'ambito di competenza della Camera di Commercio di Napoli. Cosa vuol dire? Che erano state tagliate dall'Ente camerale perché associazioni prive di una struttura a livello provinciale. Il Tar, però, ha contestato l'interpretazione della Camera di Commercio dando ragione alle associazioni e riammettendole alla competizione. In quell'occasione, i giudizi del tribunale amministrativo regionale avevano riammesso alla sfida anche l'Acen (associazione dei costruttori edili) che invece era stata esclusa per motivi di irregolarità - ravvisati da palazzo della Borsa ma non confermati dal Tribunale - delle firme del presidente nelle dichiarazioni fornite. Rispetto alla riammissione di queste sei liste, la Camera di Commercio ha fatto ricorso al Consiglio di Stato. E la decisione di ieri manda di fatto la palla in tribuna. Perché anche i giudici amministrativi di Roma si sono resi conto che la questione è davvero complessa. Basta leggere alcuni passaggi dell'ordinanza assunta dalla sesta sezione del Consiglio di Stato presieduta da Sergio De Felice: «la controversia ruota intorno all'applicazione dell'articolo 2, comma 6, del decreto ministeriale 156/2011, che non appare di immediata interpretazione».

E ancora: «Stante la necessità di approfondire adeguatamente detta questione, che non appare di agevole soluzione». Insomma, la normativa su cui si fonda l'ammissione delle liste per entrare a far parte del consiglio camerale, è così pasticciata e si presta così tanto a diverse interpretazioni, che pure i giudici amministrativi fanno fatica a trovare una quadra. Anche per questo non hanno ravvisato le condizioni per accettare la richiesta di sospensiva presentata dalla Camera di Commercio, rimandando tutto ad una definitiva decisione dal prendere in sede di udienza pubblica maggio.

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Cosa accade ora? Senza la sospensione del provvedimento, la Camera di Commercio è tenuta ad andare avanti con l'istruttoria per il rinnovo degli organi camerali, tenendo ovviamente dentro anche le associazioni inizialmente escluse, così come stabilito dal Tar. Il cronoprogramma di massima prevede che entro marzo il lavoro dovrebbe essere finito e quindi da piazza Borsa saranno trasmessi alla Regione i numeri degli iscritti per ogni sigla che si presenta alla competizione. Un dato, quello dei numeri, sul quale, vista come è andata fino ad ora la vicenda, non è improbabile pensare che ci possa essere altra bagarre e magari anche altri ricorsi. Se tutto, invece, dovesse filare liscio, ad aprile sarà anche definito il nuovo consiglio camerale. Ma anche in questo caso, bisognerà vedere poi cosa deciderà il Consiglio di Stato che a metà maggio potrebbe sconvolgere l'eventuale assetto del consiglio, se mai fosse già stato definito, con la sentenza di merito. 

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