Napoli, meridionalisti in piazza contro l'autonomia differenziata: «Un furto legalizzato»

In piazza sventolano le bandiere del Regno delle Due Sicilie

Napoli, meridionalisti in piazza contro l'autonomia differenziata: «Un furto legalizzato»
Napoli, meridionalisti in piazza contro l'autonomia differenziata: «Un furto legalizzato»
di Antonio Folle
Domenica 17 Marzo 2024, 15:22 - Ultimo agg. 15:23
4 Minuti di Lettura

Questa mattina, in occasione delle celebrazioni per l'anniversario dell'unità italiana che veniva solennemente proclamata nel parlamento di Torino il 17 marzo 1861, gruppi di meridionalisti e di autonomisti sono scesi in piazza per una contro-manifestazione di protesta. A largo Berlinguer, a ridosso degli ingressi della metropolitana, decine di persone che esponevano con orgoglio le bandiere del Regno delle Due Sicilie hanno dato vita ad una manifestazione-dibattito che aveva per oggetto lo spinoso tema dell'autonomia differenziata.

Nonostante il provvedimento sia ormai praticamente cosa fatta il sud non si rassegna allo "scippo" e continua a protestare con veemenza per chiedere l'istituzione di una Macroregione meridionale da opporre all'attuale strapotere economico del nord.

E, proprio in occasione del sit-in, i manifestanti hanno voluto ricordare come da ormai diversi anni la regione Campania sia in possesso una sottoscrizione che conta ben 17.000 firme certificate per chiedere una riforma in tal senso. 

A scendere in piazza non solo gli appartenenti al mondo dell'attivismo politico meridionalista. Tra i manifestanti anche il gruppo "Sii turista della tua città" che si è unito alla manifestazione di largo Berlinguer alla conclusione di una marcia-corteo partita da piazza Dante e tantissimi semplici cittadini che si sono spontaneamente uniti ai manifestanti per far sentire il loro dissenso contro un progetto, quello dell'autonomia differenziata delle regioni, che rischia di impoverire ulteriormente il Mezzogiorno. Un territorio già alle prese con piaghe croniche che hanno il nome di emigrazione, clientelismo economico-sociale e inadeguatezza dei servizi pubblici essenziali. 

Video

«Esprimere un semplice no all'autonomia differenziata sarebbe sbagliato - ha spiegato il presidente di Nazione Napolitana Indipendente Ciro Borrelli - perchè ci porrebbe in uno dei due schieramenti italiani attualmente presenti, quelli che dicono si e quelli che dicono no a quello che è a tutti gli effetti un furto legalizzato. Noi oggi siamo in piazza per dire una cosa diversa. Vogliamo l'istituzione di una Macroregione autonoma che racchiuda tutte le regioni del sud. Non dobbiamo rassegnarci a morire con le mani alzate - continua Borrelli - ma dobbiamo continuare a far sentire la nostra voce a chi si ostina a non volerla sentire. L'autonomia si farà perchè così hanno voluto le forze politiche di ogni schieramento, dal Pd ai Cinquestelle passando per la Lega che finirà con chiudere questo cerchio sciagurato. E anche se riteniamo essere questo provvedimento altamente incostituzionale il Presidente della Repubblica non potrà fare altro che sottoscriverlo dal momento che il partito unico del nord muove i fili. Per questo - l'affondo dell'attivista - dobbiamo dire un sincero grazie ai tanti parlamentari meridionali che, eletti al sud, smettono di fare l'interesse dei cittadini che li hanno votati per rispondere ai diktat dei loro partiti nordisti».

La manifestazione di questa mattina oltre ad essere una delle tante operazioni-verità sul risorgimento è testimone di un dato da non sottovalutare: ad autonomia differenziata non ancora entrata in vigore il paese è già enormemente spaccato e la frattura tra il nord ed il sud rischia di continuare ad allargarsi, come paventato a più riprese anche dal Governatore Vincenzo De Luca, protagonista di ferocissimi scontri verbali con il Governo centrale o da scrittori come Pino Aprile. Negli ultimi anni, grazie anche all'impegno di molti studiosi meridionali e di massicce campagne di informazione lanciate da associazioni come il Movimento Neoborbonico, la verità storica sta progressivamente venendo alla luce.

Mentre il 17 marzo di 163 anni fa nel parlamento di Torino si festeggiavano i primi vagiti del nuovo regno italiano, sul territorio del Regno delle Due Sicilie svettava ancora la candida bandiera borbonica. Se la piazzaforte di Messina era stata stroncata cinque giorni prima, il 12 marzo 1861, dal micidiale fuoco dei cannoni rigati piemontesi, infatti, la fortezza abruzzese di Civitella del Tronto continuava ancora a resistere e avrebbe capitolato solo tre giorni dopo la proclamazione del nuovo regno dei Savoia. Una italia nata male, che veniva proclamata a seguito di quella che era a tutti gli effetti una conquista militare, che vedeva mancare all'appello ancora Roma e Venezia e che avrebbe continuato negli anni a venire una successiva opera di "spoliazione" di un Regno un tempo ricco ed operoso che si sarebbe trasformato nel "regno degli emigranti". 

© RIPRODUZIONE RISERVATA