La verità di Bassolino: «LeU mi voleva candidare, poi sono spariti»

La verità di Bassolino: «LeU mi voleva candidare, poi sono spariti»
di Pietro Treccagnoli
Lunedì 5 Febbraio 2018, 08:26 - Ultimo agg. 13:01
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Presidente Bassolino, dopo settimane di silenzio, ha deciso di dire la sua con un post nel quale ha rapidamente ripercorso le ultime vicende politiche. A cominciare dal distacco dal Partito democratico.
«Il punto di partenza, l'ho spiegato spesso, è la mancata riflessione da parte del Pd sulle ripetute sconfitte. Dopo le Europee ce n'è stata una dopo l'altra. Il mio primo gesto pubblico di distacco dal Pd ci fu quando non andai a votare al congresso del partito che elesse Matteo Renzi, mentre invece avevo sostenuto Renzi, come è noto, nel precedente congresso».

Perché non andò a votare?
«Perché era un congresso completamente inutile. Un congresso senza politica. Già prima era mancata qualsiasi tipo di riflessione. Lo scopo di quel congresso era rieleggere il segretario e cominciare a lavorare alle liste elettorali. Come poi s'è visto. Non si è cercato di riallacciare un rapporto con la società italiana, di correggere gli errori politici. Non c'era nessuna ambizione espansiva. Contava solo la scadenza elettorale e la composizione dei gruppi parlamentari».

Questa legge elettorale non le piace proprio?
«È una pessima legge. Qualcuno ha pensato che con questa legge il Pd volesse sancire l'abbraccio con Forza Italia».

Non è così?
«Non avranno mai i numeri per farlo. È stato semplicemente un gravissimo errore politico. In politica ci sono anche gli errori. Lasciamo da parte le letture maliziose. La legge, nata per contrastare i CinqueStelle, produce solo pane per l'antipolitica. Volevano cucirsi un abito su misura, ma il sarto ha sbagliato tutto. Puro autolesionismo. Si sta avvantaggiando il centrodestra che sarà la prima coalizione e i CinqueStelle che probabilmente saranno il primo partito».

Un capolavoro di strategia sbagliata. Ritornando al suo percorso, dopo il distacco dal Pd, lei si è avvicinato a Giuliano Pisapia.
«Sono stato a piazza Santi Apostoli con un ramoscello di ulivo in mano. Mi andai a mettere in fondo alla piazza, sotto il balcone dell'Ulivo. Con Pisapia c'erano tante forze politiche, sembrava che qualcosa si mettesse in movimento. Poi, purtroppo tutto si è fermato».
 
Ma sono successe altre cose?
«Certo, ho accettato con piacere, portando con le mie idee, l'invito a partecipare alla festa nazionale dell'Mpd a Napoli. Sono poi stato invitato ed ho anche partecipato all'assemblea nazionale di Leu a Roma».

Alla fine tutto questo non ha prodotto nulla. Come mai?
«Ho anche visto Pietro Grasso a Roma, senza renderlo pubblico, e l'ho sollecitato a muoversi per allargare il campo e le forze. Naturalmente senza parlare di me, com'è nel mio stile. Mi ero detto disponibile a dare una mano. L'ho detto pubblicamente alla presentazione di un libro con Laura Boldrini, in provincia di Napoli».

Lei non ha mai parlato di candidatura, ma se n'è parlato, almeno sui media. Qualcosa c'era?
«È evidente che dentro Leu si è parlato e discusso di una mia candidatura».

Ma poi che cosa è successo, visto che non s'è più fatto nulla?
«Non deve chiederlo a me, ma ai dirigenti locali e nazionali di Leu. Io non ho chiesto nulla. E ho parlato solo dopo che sono state chiuse le liste. Prima non ho aperto bocca per settimane. Non ho fatto pressioni e non ho voluto neanche dare lontanamente l'impressione di fare pressioni».

Durante la formazione delle liste non l'hanno contattata?
«Dei contatti ci sono stati. Mi spingevano a scendere in campo, a candidarmi. Poi è subentrato il silenzio, forse non sapevano che dirmi».

Lei era considerato un protagonista capace di portare consensi, ma che bloccava le ambizioni di altri?
«Forse ci sono stati problemi interni, dovuti alla coesistenza di diversi gruppi politici».

C'era anche dell'altro?
«C'è stata una pubblica discussione sui rapporti tra la maggioranza che sostiene la giunta comunale e Leu ed altre formazioni politiche. E si sono espresse differenti opinioni all'interno di Leu. Per quanto riguarda sono sempre stato molto critico verso l'amministrazione comunale di Napoli ed è indubbio che è incerto l'atteggiamento politico di Leu verso il sindaco».

Ma adesso che farà? Mica si dedicherà solo alla Fondazione Sudd?
«Vedremo. Non sono più iscritto al Pd, anche se sono stato uno dei fondatori. Ma pure Prodi e Letta non sono iscritti. Non ho più nessuna tessera. Sono un indipendente di sinistra».

È uno dei tanti senza tetto illustri del centrosinistra?
«Ci sono anche tanti senza tetto sconosciuti. Ma proprio tanti, e sono importanti, anche più importanti di noi che siamo più conosciuti. Mi sembra doveroso continuare a fare politica, come ho sempre fatto, nelle forme possibili. Darò il mio doveroso contributo. A Napoli, dove si tratta di determinare una svolta rispetto a un governo che è distante dalla vita quotidiana dei cittadini. A livello nazionale, dove intendo lavorare con i senza tetto illustri e sconosciuti e con le donne e gli uomini di buona volontà, dovunque collocati nel centrosinistra, per costruire una prospettiva nuova. Candidato o non candidato con Leu, iscritto o non iscritto al Pd, le mie idee restano sempre le stesse. Mica le cambio».
 
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