Ucraina, De Luca “chiama alla pace”: «Fermate il massacro. Rischiamo una guerra nucleare»

Ucraina, De Luca “chiama alla pace”: «Fermate il massacro. Rischiamo una guerra nucleare»
di Alessio Liberini
Sabato 8 Ottobre 2022, 15:47 - Ultimo agg. 9 Ottobre, 09:19
4 Minuti di Lettura

È una vera e propria «chiamata alla pace» quella fatta dal governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca, in vista della grande mobilitazione per chiedere il cessate il fuoco in Ucraina. Manifestazione - fortemente voluta da Palazzo Santa Lucia - in programma a Napoli, in piazza Matteotti, per il prossimo 28 ottobre. A rispondere all’invito del presidente sono stati già in tanti. A partire dal Comune di Napoli, le realtà dell’associazionismo campano, la chiesa, il mondo della scuola ed anche le sigle sindacali.

«L’importante è incominciare a dare un segnale. Ed è importante che questo segnale venga da Napoli» ha spiegato lo stesso ex sindaco di Salerno, a margine del partecipato incontro di stamane nella sala "De Sanctis" di Palazzo Santa Lucia a cui ha preso parte anche il sindaco partenopeo, Gaetano Manfredi. «Qui – precisa De Luca -  abbiamo una grande comunità di ucraini che abbiamo accolto mostrando tanta solidarietà per questo popolo. Ci sono tutte le carte in regola per chiedere che si fermi il massacro e che si apra un ragionamento di pace».

Video

«Per un cessate il fuoco immediato» e «Costruire la pace fermare l’atomica» sono i due slogan scelti della Regione Campania per la riunione organizzativa di stamane a cui hanno preso parte in tanti tra cittadini ed istituzioni. A partire dai fedelissimi del governatore, fino al vescovo di Acerra, Monsignor Antonio Di Donna e la Vicepresidente del Consiglio regionale, Valeria Ciarambino (oggi in quota “Impegno Civico”), passando per l’Unicef, le associazioni degli immigrati di Caserta, il presidente della Fondazione Polis, Don Tonino Palmese e il coordinatore della segreteria di Libera Campania, Mariano Di Palma.

Un invito, a partecipare alla manifestazione che chiede di aprire serie trattative di pace, che il governatore estende proprio a tutti: «Ognuno porti le bandiere che vuole. Ovviamente mi auguro che ci siano soprattutto le bandiere della pace» replica De Luca ai cronisti presenti in sala. «Sono tutti invitati – prosegue - più si allarga la partecipazione meglio è. Se ci sono altre iniziative di pace, va benissimo, non c’è nessun recinto chiuso. Per quello che ci riguarda facciamo ciò che riteniamo nostro dovere fare: mobilitare le coscienze creando la consapevolezza che i problemi stanno diventano davvero drammatici e per chiedere al Governo italiano di esprimersi, in maniera definitiva, su quale obbiettivo vogliamo perseguire. Se il nostro obbiettivo è la pace dobbiamo chiedere, in tutte le sedi, il cessate il fuoco». «Se qualcuno immagina che la soluzione del problema ucraino sia quella militare – avverte preoccupato il presidente De Luca – vuol dire che sta preparando le condizioni per arrivare alla guerra atomica».

Ad allarmare De Luca è anche il recente referendum-farsa voluto dal Cremlino per annettere quattro regioni Ucraine alla Russia: «Senza rendercene conto ci stiamo avviando verso una guerra nucleare. Questo non è possibile: dobbiamo reagire per costruire la pace ma anche per fare in modo che la crisi energetica non determini un dramma sociale e produttivo nel nostro Paese e in occidente».

Sulla stessa scia del governatore anche il primo cittadino napoletano, Gaetano Manfredi: «Quest’iniziativa, promossa dalla Regione, a cui noi abbiamo aderito va nella direzione di rimettere al centro della discussione la necessità di avere una prospettiva negoziale».

Una manifestazione che avrà come cornice una città ed una Regione che «ha fatto uno sforzo straordinario nell’accoglienza dei profughi ucraini. Affianchiamo così a questo grande sostegno al popolo ucraino anche con una sollecitazione al dialogo per spingere le nazioni verso una soluzione negoziale».

«Ovviamente – chiarisce Manfredi - queste sono tematiche di tipo nazionale e internazionale, dove gli enti locali possono, in questa fase, essere solo da stimolo per spingere verso una direzione di partecipazione democratica e di dialogo al di sopra di quelle che sono le appartenenze ai partiti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA