Benevento. La parte del leone la farebbero soprattutto le spese per le consulenze legali esterne.
La presunta dinamica. Il meccanismo denunciato, apparentemente elementare, consiste nell'affiancare un avvocato domiciliatario a quelli dell'Asl che effettivamente vanno in giudizio. In buona sostanza - si sottolinea in una integrazione alla memoria cui sta lavorando l'avvocato Prozzo - l'Asl oltre a pagare i propri avvocati avrebbe riconosciuto un onorario ulteriore a un legale esterno per il solo fatto di aver fornito un domicilio, pur non avendo di fatto avuto alcun ruolo in giudizio. Domicili fuori sede, spesso a Roma o a Napoli, forniti da avvocati beneventani che non hanno uno studio in quelle città. Questa pratica, ripetuta in molti casi, avrebbe portato a uno spreco pari a centinaia di migliaia di euro.
La delibera. Ma Prozzo nella sua memoria ricorda anche una delibera messa a punto da Pisapia e da un altro funzionario, Arnaldo Falato, con la quale «invece di rispettare il criterio cronologico, si disponeva di procedere ai pagamenti dando priorità a chi procedeva a pignoramento, in modo da incentivare la instaurazione di procedure giudiziarie ai danni dell'Asl e poi provvedere al pagamento, in sede transattiva, di consistenti parcelle.
La memoria. Nella memoria dell'avvocato dell'Asl finisce anche l'appalto per il servizio di 118 per anni appannaggio dell'Ati Sanit-Modisan. Secondo il legale, dall'esame del bilancio relativo all'esercizio 2008 (quello precedente la gara) risulta che già al 31 dicembre 2008 la Sanit aveva debiti tributari per un importo pari a circa 340 mila euro e verso istituti di previdenza per 216 mila euro, e inoltre che non aveva versato Irap e Iva. Dal bilancio 2010 - si sottolinea - emergerebbe un debito tributario complessivo per oltre 1 milione e 700 mila euro e previdenziale per circa 440 mila euro. Inadempienze che - sottolinea Prozzo - per la legge che regola gli appalti pubblici avrebbero dovuto mettere di fatto la Sanit in condizione di non potersi aggiudicare l'appalto.
Il Riesame. Il tribunale del riesame - decima sezione presieduta da Mariella Montefusco - ha confermato l'obbligo di dimora nel comune di Salerno per Felice Pisapia, l' ex direttore amministrativo della Asl di Benevento coinvolto dell' inchiesta su nomine e appalti per la quale lo stesso Pisapia consegnò ai magistrati registrazioni di conversazioni alla quali partecipò il ministro Nunzia De Girolamo.
Mastella. «Complotto? Ma non esiste. De Caro e gli altri non sono in grado di fare un complotto e passare tutto ai giornali. E poi chi ha nominato Pisapia che ora viene chiamato delinquente? Rossi dice che è stato imposto dal Pdl mentre lui non lo voleva. E chi era a capo del Pdl a Benevento?». Lo dice Clemente Mastella, eurodeputato, a La Zanzara su Radio 24, sul caso de Girolamo. «Sono Barone e Papa (due collaboratori della De Girolamo, ndr.) - dice Mastella - che vanno dal commissario Di Salvo e non sono i miei aiutati di campo, i miei segretari». «La cosa che mi amareggia di più - continua Mastella a Radio 24 - è che con me non si è perdonato nulla, invece nel caso De Girolamo le cose sono diverse. Ma sono contento. Boccia? Se mia moglie fosse stata di un altro partito eravamo in due a remare, non in uno. È il marito, mi pare abbastanza elementare che una parte del Pd la sostenga». De Girolamo gestiva un centro di potere a Benevento, chiedono i conduttori?: «Ho sentito la De Girolamo dire di non aver mai dato incarichi e deciso nomine. Ma è un pò difficile per un politico quando gestisci qualcosa non dare incarichi a qualcuno. Io però da sette anni non gestivo un cavolo a Benevento. Mentre il direttore generale dice che è in quel posto grazie a lei. Lo dice lui, non lo dico io». Poi Mastella torna sugli sms del ministro: «Mi ha detto che sono un uomo di merda - dice - e credo ci siano gli estremi per ingiuria e minaccia. Forse la porto in tribunale, vedremo con gli avvocati».