«L'autonomia differenziata va limitata», i paletti di Confindustria

L'audizione al Senato del vicepresidente Vito Grassi

L'audizione di Vito Grassi al Senato
L'audizione di Vito Grassi al Senato
di Nando Santonastaso
Mercoledì 31 Maggio 2023, 07:05 - Ultimo agg. 17:58
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La disponibilità al dialogo rimane, ma la distanza non si è accorciata. Confindustria, per bocca del vicepresidente Vito Grassi, che presiede il Consiglio delle regioni, conferma in audizione al Senato dubbi e perplessità sul disegno di legge autonomista del ministro Calderoli. Su un punto, in particolare, le imprese non fanno sconti: non si possono sottrarre alla gestione nazionale «alcune competenze strategiche per la tutela del mercato». E cioè, le materie essenziali «per assicurare le condizioni di base per la competitività e lo sviluppo», dalle infrastrutture energetiche e di trasporto (e più in generale, i servizi a rete), al commercio con l'estero. «Materie spiega l'imprenditore napoletano - che richiedono meccanismi di coordinamento che possono essere assicurati solo attraverso una gestione unitaria». E non solo: per quelle competenze, insiste Confindustria, gli operatori economici hanno anche bisogno di «omogeneità normativa e amministrativa», evitando in sostanza l'eccessiva frammentazione «su temi strategici per lo sviluppo, come l'ambiente».

Insomma, le imprese pur riconoscendo al governo di avere dato impulso «a una riforma utile e, al tempo stesso, non priva di elementi di delicatezza», non vogliono ritrovarsi con scenari normativi diversi da regione a regione.

E, come accade già adesso, con risposte in termini di capacità e di efficienza amministrativa non omogenei. Di qui la richiesta, anch'essa in linea con quanto già più volte espresso da viale dell'Astronomia, di «un approccio graduale» nella selezione delle materie da trasferire. E ciò per garantire un «passaggio di consegne» ordinato, anche in vista del rispetto degli impegni assunti con l'Ue a proposito dell'implementazione del Pnrr.

In altre parole, è la sostenibilità amministrativa, collegata a quella finanziaria, «una pre-condizione dell'autonomia, non un obiettivo da conseguire in una seconda fase». Si tratta dunque di «assicurare la tenuta degli assetti amministrativi esistenti, dal momento che le Regioni dovranno sostenere, in autonomia, le funzioni amministrative e i servizi pubblici connessi alle materie trasferite» dice Confindustria, consapevole da tempo che la stessa incognita sta già accompagnando, soprattutto al Sud, l'attuazione del Pnrr.

Anche sui Lep la posizione delle imprese non cambia. Servono soldi, insiste Grassi, perché è vero che la loro determinazione «è il presupposto per quantificare le risorse necessarie ad assicurarli nei diversi territori» ma è altrettanto vero che «l'operazione presuppone un necessario bilanciamento tra le risorse disponibili e l'insieme dei Lep da garantire». Insomma, «la scelta è corretta» ma Confindustria sta dalla parte di chi «ritiene che il raggiungimento di questi obiettivi, in assenza di uno stanziamento aggiuntivo di risorse, possa non risultare scontato».

Nel dettaglio, viene rilanciata l'idea di una definizione dei Lep non circoscritta alle materie concretamente trasferite, bensì riferibile all'intero perimetro delle materie trasferibili alle Regioni (insieme alle risorse necessarie a finanziarli). Nel primo caso, infatti, Confindustria teme che si compromettano gli obiettivi di perequazione, «poiché è necessario disporre di quante più informazioni possibili circa l'impatto finanziario sul bilancio dello Stato. Solo una ricognizione del fabbisogno finanziario complessivo, dunque, sarà in grado di assicurare una gestione ordinata». E soprattutto di evitare i due rischi maggiori: che le Regioni «si trovino a dover assicurare prestazioni essenziali con risorse insufficienti»; e che ad alcune di esse vengano riconosciute «forme e condizioni particolari di autonomia (con le relative risorse)» pregiudicando così la possibilità di attribuire alle altre le risorse necessarie a garantire i Lep di loro competenza. È soprattutto per questo che Confindustria propone una prima fase di attuazione graduale della riforma. Graduale ma anche «sperimentale», precisa Grassi, ribadendo l'esigenza che essa si concentri su un novero circoscritto di materie o ambiti di materie.

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Intensa la giornata di audizioni presso la prima Commissione del Senato. Oltre a Confindustria, ascoltati tra gli altri attraverso una memoria scritta anche l'economista pugliese Gianfranco Viesti («Spetta al Parlamento individuare quali livelli possono essere effettivamente garantiti a tutti e come, in un arco di tempo lungo, si possa assicurarli con un meccanismo graduale»), e il Presidente dell'Associazione italiana dei costituzionalisti, il campano Alessandro Staiano, anch'egli piuttosto critico sulle conseguenze della riforma. 

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