A chi lo accusa di aver lasciato la città proprio quando il ministro del'Interno Angelino Alfano aveva annunciato la conferenza sul futuro della Capitale e quando, ironia della sorte, il funerale-show di uno dei boss Casamonica ha riportato la città sulle prime pagine dei giornali, replica che «la città è stata assolutamente sotto controllo grazie al mio straordinario staff». «Mi trovavo negli Stati Uniti per motivi al di fuori della mia volontà - racconta -, perchè negli ultimi mesi ho ricevuto diverse minacce di morte. Io che ho iniziato il mio mandato andando in bicicletta adesso devo muovermi con tre macchine e 6 uomini di scorta. Io davvero volevo 14 giorni con mia moglie e mia figlia senza girare con le persone armate».
Riferendosi al funerale di Vittorio Casamonica, il sindaco - taccuino alla mano - precisa che «non c'era davvero alcuna emergenza». «Quello che è accaduto - sottolinea - è un funerale in cui una famiglia ha voluto manifestare e spettacolarizzare la morte di un essere vivente per mandare dei messaggi ai vivi e quel giorno, pochi minuti dopo aver appreso la notizia, sono stato informato e siamo intervenuti subito con delle dichiarazioni di condanna».
E sulla partecipazione dei familiari a Porta a Porta ribadisce di essere «indignato». «Se questo è servizio pubblico - si chiede Marino -, perchè devo pagare il canone se poi si porta nel salotto di casa quella famiglia che abbiamo criticato per quella sbagliata manifestazione di potere del funerale». E alla domanda se abbia pensato alle dimissioni, Marino torna a ribadire di voler restare a Palazzo Senatorio, confermando gli «ottimi rapporti» con Renzi e il contrasto con il Pd romano, i cui consigli - dice lui stesso - lo avrebbero portato a nominare «come vicesindaco e come capo della polizia locale due persone agli arresti».
Alla domanda, però, sui rapporti con il premier - al quale Marino aveva risposto con una battuta - Massimo Franco lo ha pungolato «accusandolo» di «reticenza politica». «Voglio cambiare Roma e sono sicuro che lo stiamo facendo - chiosa -.
Abbiamo fatto cambiamenti che rimarranno nella storia di questa città. Pensare a dimettermi significherebbe tradire il voto del 64% dei romani». Infine una battuta anche sul Giubileo, ormai alle porte, e sul ruolo assegnato dal governo al prefetto Gabrielli, nominato da Palazzo Chigi «supervisore» dell'Anno Santo. «Non mi sento assolutamente commissariato - conclude Marino -. Sono straordinariamente positivo rispetto alla figura del prefetto Gabrielli. Secondo me è la persona ideale nel momento in cui affrontiamo il Giubileo straordinario».