Migranti e Covid, duello Viminale-Musumeci: «Non può chiudere i centri», «Ne ho diritto, vado avanti»

Duello Viminale-Musumeci: «Non può chiudere i centri», «Ne ho diritto, vado avanti»
Duello Viminale-Musumeci: «Non può chiudere i centri», «Ne ho diritto, vado avanti»
di Alberto Gentili
Lunedì 24 Agosto 2020, 07:46 - Ultimo agg. 12:45
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Dopo il governatore campano Vincenzo De Luca che vuole chiudere i confini regionali, un altro presidente di Regione va allo scontro con il governo. Il siciliano Nello Musumeci nella notte di sabato ha firmato un'ordinanza per espellere tutti i migranti presenti negli hot-spot dell'Isola. A stretto giro, la ministra degli Interni, Luciana Lamorgese fa però sapere che l'atto dell'esponente di centrodestra non ha valore: la competenza su questa materia è dello Stato, perciò l'ordinanza verrà disattesa e impugnata dal governo. La controreplica di Musumeci: «Io vado avanti». 

Tutto comincia di buon mattino, quando il governatore siciliano fa sapere che in forza della sua ordinanza entro la mezzanotte oggi tutti i migranti presenti negli hot-spot e in ogni centro di accoglienza della Sicilia dovranno essere improrogabilmente trasferiti in strutture fuori dall'Isola.

E spiega: «Oggi l'ordinanza verrà notificata a tutte le prefetture siciliane e al governo nazionale. La Sicilia non può essere invasa, mentre l'Europa si gira dall'altro lato e il governo non attiva alcun respingimento». L'ordinanza ha validità fino al 10 settembre e impone il «divieto di ingresso, transito e sosta» nella Regione per «ogni migrante che raggiunga le coste siciliane con imbarcazioni di grandi e piccole dimensioni, comprese quelle delle Ong». Recita ancora l'ordinanza: «La Regione mette a disposizione delle autorità nazionali il personale necessario ai controlli sanitari per consentire il trasferimento dei migranti in sicurezza».
 


Le tifoserie non tardano a scendere in campo. Matteo Salvini, Giorgia Meloni e i forzisti Anna Maria Bernini, Maria Stella Germini e Maurizio Gasparri si schierano con il governatore. Lo bocciano invece Claudio Fava, i dem Carmelo Miceli e Stefano Ceccanti, la grillina Paola Taverna, Nicola Fratoianni di Sinistra italiana e padre Alex Zanotelli.

Lo scrosciare di applausi e le bordate dei fischi vengono interrotti dopo poco l'ora di pranzo dal Viminale. Il ministero dell'Interno stronca la mossa di Musumeci, facendo sapere che la competenza sui migranti è statale. Un'ordinanza regionale dunque non può incidervi e verrà disattesa e impugnata da Palazzo Chigi e dunque resterà senza validità. Ciò detto, per non esacerbare lo scontro, la ministra Lamorgese fa filtrare: non si vuole polemizzare con Musumeci, sapiamo che la Sicilia è sottoposta ad una pressione migratoria eccezionale e si sta facendo il possibile per alleggerire la situazione.

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La teoria sulla nullità dell'ordinanza viene però subito respinta in ambienti di Palazzo D'Orleans, la sede della Regione siciliana, che precisano: «L'atto è adottato dal presidente Musumeci sotto il profilo sanitario e quale soggetto attuatore dell'emergenza Covid-19. Quindi non incide sulla materia migranti, ma sulla idoneità delle strutture sotto il profilo sanitario a rispettare le misure e linee guida scientifiche sulla pandemia».

Così, a metà pomeriggio, il governatore sale sulle barricate. «Io vado avanti. Rispetto le istituzioni, ma da Roma non abbiamo avuto altro che silenzi: sullo stato di emergenza richiesto per Lampedusa due mesi fa, sui protocolli sanitari da applicare, sulle tendopoli da scongiurare, sui rimpatri che dovevano iniziare il 10 agosto e di cui non si parla più, sul ponte aereo per i negativi», tuona Musumeci, «il governo centrale è arrivato impreparato e non si è posto alcun problema sulla gestione di un numero enorme di sbarchi durante la pandemia». Infine scatta la sfida al Viminale: «Il ministero dell'Interno avrà tempo e modo per far valere le proprie ragioni nelle sedi opportune. È chiaro che lo stesso faremo noi: la competenza sanitaria in tempo di epidemia è del presidente della Regione. Vedremo cosa deciderà la magistratura qualora la mia ordinanza dovesse essere impugnata».
 

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