Scontri con la tifoseria ospite, condannati quattro ultras della Cavese

Le condanne vanno dai 2 anni e 4 mesi ad un anno di reclusione. Le accuse, per tutti, erano di resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e lancio di materiale pericoloso

Lo stadio Simonetta Lamberti
Lo stadio Simonetta Lamberti
di Nicola Sorrentino
Venerdì 6 Ottobre 2023, 07:00
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Scontri con i tifosi dell’Acireale e le forze di polizia, condannati quattro ultras della Cavese. La sentenza, emessa dai giudici della Corte d’Appello di Salerno, ha ridotto e rideterminato le pene, rispetto al primo grado definito in sede di abbreviato. Le condanne vanno dai 2 anni e 4 mesi ad un anno di reclusione. Le accuse, per tutti, erano di resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e lancio di materiale pericoloso.

Erano difesi dall’avvocato Mario Secondino. Il resto degli ultras - un altro tifoso della Cavese e sei dell’Acireale, individuati in un secondo momento - sono dinanzi al gip, con richiesta di messa alla prova. E cioè, di svolgere lavori di pubblica utilità e volontariato per estinguere il reato. L’udienza è fissata a novembre. I fatti oggetto d’indagine risalgono al 22 maggio 2022, nei pressi dello stadio Simonetta Lamberti prima del match contro l’Acireale, squadra siciliana. L’inchiesta fu coordinata dal sostituto procuratore, a Nocera Inferiore, Roberto Lenza, con il lavoro sul campo della polizia del commissariato di Cava de' Tirreni e della Digos di Salerno. Durante gli scontri rimasero feriti due agenti di polizia. Uno di questi, a causa del lancio di un oggetto effettuato da un tifoso dell’Acireale, mentre per il secondo gli elementi raccolti non avevano permesso di individuare a quale delle tue tifoserie appartenesse l’autore. I primi quattro imputati erano stati riconosciuti da 10 agenti di polizia, impegnati a fronteggiare gli scontri, con molti dei facinorosi con volto coperto da cappucci e sciarpe.

Al punto da creare un blocco in viale Riccardo Romano, in entrambi i sensi di marcia. Una circostanza che provocò la discesa di un gruppo di tifosi dell’Acireale, da uno dei due pullman diretti allo stadio. L’intenzione era di scontrarsi con i tifosi metelliani, nonostante vi fosse la polizia nel mezzo ad opporsi. Il lavoro d’indagine si era servito dello studio di video e immagini e dei riconoscimenti effettuati quel giorno dagli agenti, nei pressi dello stadio. Il gip che firmò i primi arresti, descrisse i fatti come quelli di una guerriglia urbana e di un branco che tenne «in scacco un’intera zona della città, mettendo a repentaglio l’incolumità degli agenti di polizia e vulnerando l’interesse superiore al mantenimento dell’ordine pubblico».

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Diversi mesi dopo fu la volta di una seconda ondata di arresti, in gran parte relativi ai tifosi dell’Acireale, che furono sottoposti agli arresti domiciliari e ad obblighi di dimora, a seconda delle contestazioni e delle rispettive posizioni. Per tutti gli ultras, poi, vi fu la richiesta di processo della procura. Dopo le condanne per i primi quattro tifosi della Cavese, il resto degli imputati ha chiesto di accedere alla messa alla prova.

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