Diciassette agenti della polizia penitenziaria contagiati, un detenuto infetto e 35 in isolamento. Positiva anche la direttrice Rita Romano. Sono i dati ufficiali dell'emergenza epidemiologica dietro le sbarre del carcere di Fuorni dove sono stati effettuati circa 900 tamponi tra detenuti e personale. Gli ultimi risultati, giunti nel pomeriggio di ieri, restano confortanti: nessun nuovo contagio tra i 479 detenuti (439 uomini e 40 donne) mentre si mantiene altissima la guardia per evitare che il virus dilaghi nelle celle.
I primi campanelli d'allarme nella struttura detentiva di via del Tonnazzo sono scattati una quindicina di giorni fa quando si sono registrati i primi contagi tra gli agenti appartenenti al nucleo di traduzione dei detenuti. Immediatamente sono scattate tutte le procedure che sono riuscite a contenere la diffusione del virus e, soprattutto, ad evitare che il covid serpeggiasse tra i detenuti.
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Sin dallo scorso marzo nel carcere di Fuorni vige un regolamento rigidissimo per garantire la sicurezza dal punto di vista sanitario: i detenuti che arrivano dall'esterno sono collocati in isolamento fiduciario per 14 giorni e poi collocati nelle celle che sono regolarmente sanificate. Ogni detenuto ha inoltre ricevuto un kit di 50 mascherine. Nonostante la situazione di grande allerta abbia provocato l'interruzione di numerose attività, restano operativi il corso di giardinaggio e la produzione industriale di mascherine.
Scelti dal reparto di alta sicurezza e da quello comune, i detenuti lavorano negli spazi che, fino a qualche mese fa, erano destinati alle attività scolastiche e che ora sono stati completamente trasformati in vista della produzione che arriva fino a 300mila mascherine al giorno. È proprio per far fronte all'elevata attività produttiva che la direttrice Rita Romano ha coinvolto nel progetto sessanta detenuti: quarantanove sul campo tra addetti alle macchine, addetti al magazzino e capi reparto, e undici in «panchina» per scongiurare il rischio di restare senza personale. Non sono state coinvolte nel progetto le detenute della sezione femminile che, dopo aver già prodotto oltre tremila mascherine con semplici macchine da cucire, stanno lavorando ad una nuova iniziativa: la produzione di mascherine fashion realizzate con la seta dello storico borgo di San Leucio da vendere al personale operante nel settore della ristorazione. Selezionati in base alle competenze personali e alle attitudini professionali maturate, i detenuti coinvolti nel progetto sono stati regolarmente contrattualizzati e retribuiti dall'Amministrazione Penitenziaria.