Fisciano, anomalie nel progetto per l'impianto di compostaggio: a processo sindaco e assessori

Vincenzo Sessa e parte della giunta accusati di truffa e tentata truffa

L'area destinata all'impianto
L'area destinata all'impianto
di Nicola Sorrentino
Venerdì 8 Dicembre 2023, 05:05 - Ultimo agg. 15:20
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Il progetto che prevedeva la realizzazione di un sito di compostaggio a Fisciano sarà al centro di un processo per 13 persone. Ieri mattina, il Gup ha accolto la richiesta della Procura, rinviando a giudizio l’attuale sindaco Vincenzo Sessa, gli assessori Giovanni Scafuri, Nicola Ruggiero, Maria Grazia Farina, Antonio Pierri, insieme all’ex assessore Anna D’Auria; il presidente della Fisciano Sviluppo, tre tecnici della Regione Campania, due tecnici comunali e la persona incaricata di redigere il progetto preliminare. La prima udienza a febbraio, dinanzi al giudice monocratico. Le accuse sono truffa e tentata truffa, per fatti che vanno dal 2017 al 2019. 

L’inchiesta fu condotta dal sostituto procuratore Roberto Lenza e sviluppatasi dopo la denuncia di diversi comitati. Cuore dell’inchiesta era la realizzazione di un impianto di compostaggio aerobico nella località di Prignano. Stando alle accuse, la Regione Campania fu indotta in errore a versare al Comune 1,9 milioni - quale anticipo della somma complessiva di 19,5 milioni - di cui 982mila versati dal Comune alla Fisciano Sviluppo per l’esproprio delle aree destinate all’impianto. Il presidente della Spa, insieme al tecnico incaricato, avrebbero tuttavia approntato il progetto allegando delle tavole planimetriche relative ad altra zona sul territorio, ubicata alla distanza di 2 chilometri a nord-ovest, rispetto all’area realmente interessata dall’insediamento. E, quindi, con un posizionamento inesatto sul territorio dell’impianto, in modo che «la falsa collocazione» del sito comportasse una valutazione di impatto ambientale più favorevole.

Il responsabile unico del procedimento del Comune, nel riprendere il progetto e valutata la correttezza dell’elaborato e fattibilità dell’opera, lo trasmise alla giunta. Quest’ultima, nella seduta del 31 luglio 2017, lo approvò nonostante - secondo le accuse - l’anomalia e lo trasmise alla Regione Campania, che erogò la somma di 1,9 milioni quale anticipo per le spese di progettazione dell’impianto.

Il Comune destinò poi 982mila euro per l’esproprio delle aree interessate dall’insediamento. Il collegio difensivo, composto dai legali Giovanni Gioia, Felice Lentini, Agostino De Caro, Roberto Concilio, Luigi Apicella e Giovanna Gibboni, aveva sostenuto l’assenza dei presupposti per il reato di truffa, così come l’insussistenza dei raggiri del Comune - in termini di diritto - nei riguardi della Regione. I soldi erano stati poi restituiti a quest’ultima, mentre il progetto ritirato con una delibera. L’ipotesi di tentata truffa matura invece - secondo il pm - oltre che da una sentenza del Tar, anche per il presunto omesso controllo sulla regolarità del progetto dei tecnici della Regione, con il rilascio di una relazione – recependo una nota del Comune - che non rispondeva al regime vincolistico dell’area oggetto di progettazione. In particolare, fu specificato che non erano previsti «significati impatti negativi».

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