Il detenuto non viene portato in Tribunale,
processo infinito verso la prescrizione

Il detenuto non viene portato in Tribunale, processo infinito verso la prescrizione
di Clemy De Maio
Domenica 22 Dicembre 2019, 06:45 - Ultimo agg. 13:03
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Questo è un processo che andrà prescritto perché in sette udienze non si è mai riusciti a tradurre in tribunale l’imputato». Aula 4, cittadella giudiziaria, Salerno: sono le 10 del mattino quando la giudice Cristina De Luca dichiara con un gesto di stizza la resa della giustizia davanti alla ruggine della burocrazia. «Cose mai viste», commenta a voce bassa chiudendo la cartellina del fascicolo. Il processo è quello per un episodio di ricettazione che risale a un decennio fa. Una vicenda ordinaria, che ha come oggetto un telefono cellulare rubato e poi ritrovato in mani che non avrebbero dovuto averlo. Uno dei due imputati, però, è in carcere per altri reati e il processo non può cominciare se non gli è garantito il diritto di essere presente in aula. Ci si prova da anni, ma negli ingranaggi del sistema giudiziario l’ordine di traduzione si smarrisce non si sa bene dove e il procedimento va avanti stancamente di rinvio in rinvio. È accaduto anche pochi giorni fa, quando in aula non è arrivato né il detenuto né una sua rinuncia a comparire, e il giudice non ha potuto fare altro che fissare una nuova data che porterà dritti verso la prescrizione.

Come sia possibile che il copione continui a ripetersi è per gli stessi operatori giudiziari un giallo. «Accade quando gli imputati si trovano in carceri fuori provincia» è l’unico commento. Più una mera constatazione che non una spiegazione. Per Giovanni Coralluzzo, imputato fantasma, la casa circondariale dovrebbe essere quella di Santa Maria Capua Vetere, o almeno è li che lo individuano le ultime indicazioni sulle destinazioni carcerarie. Con il processo in corso davanti alla terza sezione penale di Salerno la sua detenzione non c’entra nulla, (d’altronde anche i termini di un’eventuale misura cautelare sarebbero ormai scaduti da tempo), ma il quarantenne di Montecorvino Rovella sta scontando episodi precedenti e non può esercitare i suoi diritti di imputato se una comunicazione della cancelleria non lo informa della data di udienza e se il personale di polizia penitenziaria non lo scorta in aula. Dove questo meccanismo di comunicazioni e traduzioni si sia inceppato non è chiaro, ed è anche possibile che il tipo di svista non sia stato sempre lo stesso. 

Le ipotesi sono svariate: una dimenticanza della cancelleria, un difetto di comunicazione, una trascuratezza del personale del carcere. Non è nemmeno escluso che il detenuto sia stato regolarmente avvisato, che abbia rinunciato ad essere presente in aula, ma che di questa decisione non sia stata data comunicazione al tribunale procedente. Una situazione di stallo che coinvolge anche l’altro imputato, tuttora in stato di libertà e sospeso pure lui nel limbo giudiziario. 
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