Annunziata, operaio galantuomo
«Una vita al servizio degli altri»

Annunziata, operaio galantuomo «Una vita al servizio degli altri»
di Michele Schiavino
Martedì 18 Aprile 2017, 08:00 - Ultimo agg. 08:29
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SALERNO - Raffaele Annunziata ci ha lasciati in un giorno di resurrezione, di sabato santo, all’età di 94 anni. Se n’è andato un «operaio gentiluomo», per usare la toccante definizione della nipote Antonia Williams Annunziata, 23 anni, espressa in una lettera indirizzata al nonno, che, letta dalla madre, la giornalista Lucia, ha emozionato fino alle lacrime tutti i partecipanti alla funzione religiosa, nella chiesa del Sacro Cuore di Salerno. 

Raffaele era una persona giusta, un operaio ferroviere, comunista e con una grande coscienza sindacale. Un ricordo sentito e vivo quello di Raffaele nelle persone presenti alla cerimonia funebre, che hanno condiviso pezzi di strada importanti insieme nella sua lunga militanza politica nel partito comunista e sindacale nella Cgil. Il governatore della Campania Vincenzo De Luca, il senatore del Partito comunista Roberto Visconti, il sindacalista Gennaro Giordano, Nicola Daniele, Gerardo Barrella, segretario dello Spi-Cgil, il sindacato degli anziani a cui era iscritto Raffaele Annunziata, i figli Lucia e Antonio, le sorelle, il cognato Gabriele Buonaiuto, i nipoti Arturo e Alfonso Buonaiuto, l’onorevole Alfonso Andria, Edoardo Garofalo, Lella Marinucci, Pio Della Sala, Pina Napoletano.
Era una categoria importante, numerosa, combattiva, responsabile, costruttiva quella dei lavoratori delle ferrovie negli anni caldi delle lotte operaie a cavallo degli anni sessanta e settanta. L’onorevole Salvatore Forte che ha conosciuto bene Raffaele, ne è stato amico e compagno di lavoro e di partito, lo ricorda così: «Raffaele ha lavorato sempre per il miglioramento degli altri. Voleva che tutti crescessero nel loro lavoro. L’ho conosciuto fin dal 1967, cinquant’anni di amicizia. Vuoi sapere com’era fatto? Una volta ci siamo messi a piedi a fare tutto il tratto ferroviario da Nocera a Nola per ascoltare e parlare con i casellanti, che all’epoca avevano contratti precari, molto lavoro, molte responsabilità e un salario molto basso. Quando sono diventato parlamentare nel 1976, dopo qualche settimana Raffaele mi venne a trovare a Roma e mi ricordò l’impegno che avevamo preso con i casellanti e mi invitò a fare in fretta, adesso che ero deputato, a spingere per la soluzione positiva della loro vertenza. Lui voleva veramente il bene di tutti, anche la dichiarazione dei redditi imparò a farla per stare in mezzo alla gente, un servizio che offriva in modo gratuito,generoso, a tutti, senza risparmio di tempo».

Matteo De Nigris, che da ragazzo ha frequentato il Dopolavoro Ferroviario e oggi è un capo contabile dell’Inps, ci ricorda che Raffaele era sempre presente nelle attività del dopolavoro e lo volevano bene tutti, aveva un carattere fermo ma aperto, sapeva ascoltare: «Quand’eravamo piccoli ci regalava sempre qualcosa che la figlia Lucia portava di ritorno dai suoi viaggi, mi ricordo le chewing-gum originali dall’America. Era buono e competente. Nei miei primi anni di lavoro il 730 l’ho imparato a compilare da lui». Carlo Lambiase ha altri ricordi, dei tempi in cui Raffaele teneva i conti del partito: «Raffaele è una bandiera del Partito comunista. Dava i soldi a fine mese a noi che lavoravamo in federazione, aiutava il partito in modo volontario, a mantenere in ordine i conti e le casse. Era un uomo fatto di una pasta diversa, differente da quello che si vede oggi in giro. Poi era presente in situazioni importanti come quando iniziammo a pubblicare Dossier Sud nel post-terremoto, lì ha condiviso tutto con noi, ci teneva compagnia anche durante le maratone notturne di lavoro per l’uscita del giornale». 

Davvero un uomo di una pasta diversa, cresciuto con un grande concetto del lavoro per tutti. Non come sopraffazione sugli altri. Ma per il raggiungimento di una serenità e dignità nella vita. Come scrive nella lettera la nipote Antonia: «Mi hai insegnato ad essere paziente, chi va piano va sano e va lontano, ad essere fiera, orgogliosa e forte di me. Le cose che mi hai insegnato le ho incise nel cuore e le porterò sempre con me». La cerimonia funebre è proseguita con un omaggio musicale del maestro Fernando Galano, dell’associazione Napulantica, di cui faceva parte Raffaele. Toccanti le parole del musicista: «Raffaele Annunziata aveva da poco perso l’amata moglie Mafalda e in quell’occasione mi ha chiesto di cantare questa canzone il giorno del suo funerale, era la sua preferita: due vecchi professori i cuncertino...». Quando la salutiamo, Lucia Annunziata commossa ci ricorda: «Mio padre era un uomo integerrimo, il rappresentante di una generazione di italiani che hanno ricostruito il paese senza portare a casa niente per loro. Mi piace che venga ricordato così».
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