Salerno, «sono il capo della piazza»: l'aggressione dopo un rimprovero

Ancora bulli in azione a piazza Gloriosi di Salerno; tentano di investire un uomo per un rimprovero

Baby gang in azione a Torrione
Baby gang in azione a Torrione
di Viviana De Vita
Mercoledì 22 Marzo 2023, 06:40 - Ultimo agg. 13:28
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La sua unica colpa era stata rimproverare quei ragazzini che, all’interno della piazza e senza curarsi dei bambini presenti, impennavano in sella ai loro scooter. Poco dopo si è trovato circondato da una banda formata da sei ragazzi, tutti tra i 13 e i 15 anni. Uno, in particolare, ha cominciato a minacciarlo: «Io sono il capo della piazza e faccio quello che voglio». Appena il “bullo” si è reso conto che l’uomo, un 34enne salernitano, stava registrando la scena con il telefono, ha tentato di investirlo con il motorino. È l’ennesimo inquietante episodio che vede protagonisti dei ragazzini e si è consumato nella centralissima piazza Gian Camillo Gloriosi a Torrione già teatro della maxi rissa scatenatasi a luglio scorso durante la Notte bianca in seguito alla quale sono scattate 16 misure cautelari. La vicenda, approdata sul tavolo della Procura, rischia di chiudersi con un’archiviazione perché dalle indagini espletate non sarebbero emersi elementi utili all’identificazione dei responsabili. L’avvocato della vittima, il penalista Andrea Gambardella, è già pronto ad impugnare la richiesta: «Abbiamo i video: i ragazzini sono identificabili». 


LA RICOSTRUZIONE
La vicenda risale al novembre scorso. Il 34enne salernitano era in piazza con un amico quando ha notato un gruppo di ragazzini impennare in sella agli scooter. «È stata una signora – afferma il 34enne – ad intervenire intimando ai ragazzi di smettere perché i bambini presenti nella piazza potevano farsi male. I minori, però, per nulla intimoriti, hanno continuato a impennare. Poco dopo mi sono diretto verso il distributore di bibite adiacente alla piazza e, avvicinandomi alla signora, le ha fatto i complimenti per aver ripreso i ragazzi. È a quel punto che la situazione è degenerata. Il “capo branco” si è avvicinato a me e ha cominciato a minacciarmi: «Vieni qua dietro che ti faccio conoscere i miei amici». Io e il mio amico lo abbiamo ignorato e ci siamo seduti su una panchina. Poco dopo sono tornati: ci hanno circondati e giravano intorno a noi impedendoci di alzarci. Poi uno di loro, presumibilmente il capo branco, si è accorto che li stavo riprendendo con il telefonino ed è andato in escandescenza: «Ti schiatto la testa, ti prendo il telefono e te lo spacco a terra». Dopo aver fatto alcuni giri intorno alla panchina – prosegue la vittima – i ragazzi si sono allontanati. A quel punto io e il mio amico ci siamo alzati e abbiamo provato ad andare via. I ragazzi, però, hanno cominciato a seguirci. All’interno della traversa uno di loro ha cercato di mettermi sotto con il motorino. Mi sono salvato solo perché sono stato rapido a spostarmi e a salire sul marciapiede. Ho i video: è tutto documentato». 
I PRECEDENTI
Non è la prima volta che piazza Gian Camillo Gloriosi a Torrione è teatro di episodi del genere.

Nella notte tra il 9 e il 10 luglio scorso a scatenare la rissa fu un episodio banale: il rimprovero – per essersi seduto sullo scooter di un altro ragazzo –indirizzato al fratello minore di quello che gli inquirenti identificarono come il capo branco. Bastò questo a dare il via al raid nei confronti di chi aveva “osato” offendere il fratello del «capo». L’ “arruolamento” per la spedizione punitiva fu ricostruito dagli inquirenti attraverso l’analisi delle chat estrapolate dai cellulari dei giovani identificati nell’immediatezza dei fatti. Le conversazioni mostrarono che dietro il capo branco si mossero ben dodici ragazzi che – scrisse il gip nell’ordinanza cautelare dello scorso novembre – hanno «goduto della scazzottata liberatoria avendo gioco facile e fiondandosi in tredici su uno sparuto gruppo di quattro persone». Dall’analisi delle chat emerse un altro elemento inquietante: il senso di impunità dei minorenni – tutti figli di professori universitari, professionisti e commercianti – convinti di farla franca proprio perché «figli di persone importanti» e sicuri di non finire nelle maglie della giustizia. Per quell’episodio ci sono già stati tre rinvii a giudizio mentre gli altri 16 minorenni hanno beneficiato della messa alla prova.

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