Scafati connection,
«favori al clan»
le accuse del pentito

Blitz dei carabinieri a casa di Nello Aliberti (Tanopress)
Blitz dei carabinieri a casa di Nello Aliberti (Tanopress)
di ​Viviana De Vita
Sabato 9 Luglio 2016, 06:30
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Aggiudicazione di appalti a ditte colluse con i clan e assunzioni nelle partecipate in cambio di voti. C’è un nuovo collaboratore che sta facendo tremare l’amministrazione comunale scafatese già al centro di una delicata inchiesta dell’Antimafia che ipotizza un patto tra camorra e politica. Il capoclan Romolo Ridosso, ex braccio destro dell’ormai pentito Alfonso Loreto, è pronto ad un’inversione di marcia e potrebbe “debuttare” da pentito già nel corso dell’udienza preliminare a carico del clan Loreto – Ridosso che si terrà lunedì prossimo davanti al Gup Emiliana Ascoli, dove ha già anticipato di voler rendere dichiarazioni spontanee. E’ quindi una vera e propria bufera giudiziaria quella che si sta abbattendo sulla politica scafatese da mesi nel mirino dell’Antimafia e il cui ultimo atto si è registrato giovedì mattina quando gli uomini della Direzione investigativa Antimafia di Salerno e i carabinieri del reparto territoriale di Nocera Inferiore hanno eseguito sette decreti di perquisizione facendo salire ad undici gli avvisi di garanzia.
Se infatti sono state le dichiarazioni di Alfonso Loreto a far accendere i riflettori degli inquirenti sui possibili intrecci tra politica e camorra, ora le nuove dichiarazioni di Ridosso potrebbero imprimere un’ulteriore accelerata all’inchiesta portando a galla altri retroscena. Intanto, all’indomani delle perquisizioni, sono ore di intenso lavoro per gli inquirenti che cercano riscontri alle dichiarazioni rese dal collaboratore Loreto attraverso l’esame del ricco materiale documentale – agende, timbri societari e fatture – posto sotto sequestro nel blitz scattato l’altra mattina. Nello studio del fratello del primo cittadino, Nello Aliberti gli inquirenti cercavano delle fatture attraverso le quali provare dei legami con alcune aziende “attenzionate” dall’Antimafia. Quel materiale, però, non sarebbe stato trovato e, a finire sotto sequestro, sono state cinque fatture emesse dalla “626 Service sas” di Nello Aliberti nei confronti di cooperative di Angri, Sant’Egidio e Scafati. In particolare sul tavolo del magistrato Vincenzo Montemurro che sta coordinando le indagini è finita una fattura intestata alla Maxiclean, una delle imprese amministrata formalmente da Pasquale Izzo ma, di fatto, gestita da Alfonso Loreto e Gennaro Ridosso. 
Nello studio del fratello del sindaco è stato sequestrato anche il materiale documentale con l’elenco di tutti i clienti della società. Al vaglio dell’Antimafia ci sono anche le posizioni dell’ex consigliere provinciale Udeur ed imprenditore Raffaele Lupo, al quale sono state sequestrate fatture per 40mila euro inerenti forniture di pomodori, e che alle amministrative del 2013 appoggiava la candidatura di Aliberti; quella di Roberto Barchiesi, attuale consigliere di maggioranza e zio acquisito di Alfonso Loreto eletto nella lista “Grande Scafati” nel 2013 in appoggio al sindaco Aliberti; quella di Ciro Petrucci, geometra ed ex componente del Cda della Acse. L’obiettivo è quello di dimostrare l’appoggio del clan Loreto Ridosso in occasione delle elezioni del 2013 e del 2015 cioè le amministrative di Scafati e le elezioni regionali in cui è stata eletta consigliere Monica Paolino, moglie del sindaco di Scafati. In cambio di quei voti il clan avrebbe goduto di “favori” di varia natura ma, gli occhi degli inquirenti, restano puntati sugli appalti così come affermato nei suoi verbali collaborativi, in larga parte coperti da omissis, da Alfonso Loreto. Ecco perché, ora, alla luce di ulteriori dichiarazioni che potrebbero arrivare da Ridosso, il quadro degli inquirenti potrebbe arricchirsi di ulteriori particolari. Romolo Ridosso è stato definito da Alfonsino Loreto uno dei capi del clan, in particolar modo nella fase degli omicidi, all’inizio degli anni 2000, quando, morto il fratello Salvatore, ne vendicò la morte prima cercando di uccidere Generoso Di Lauro e poi organizzando l’omicidio di Luigi Muollo, coinvolgendo in questa vendetta i figli e il nipote.
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