Atena Lucana, sversamenti nel Vallo di Diano. L’imputato: «Così li ho fatti scoprire e bloccare»

Secondo la sua testimonianza, l'imputato non era a conoscenza del contenuto delle cisterne

L'operazione
L'operazione
di Pasquale Sorrentino
Venerdì 8 Marzo 2024, 07:42 - Ultimo agg. 9 Marzo, 09:58
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«Così ho fatto scoprire e bloccare gli sversamenti di rifiuti nel Vallo di Diano». Uno degli otto imputati del processo Shamar, ieri mattina in Tribunale, ha svelato di aver bloccato gli sversamenti. Giovanni Cardiello, nella sua testimonianza, ha affermato di essere stato l«’agente provocatore», colui che avrebbe permesso ai carabinieri della compagnia di Sala Consilina di intervenire e mettere sotto sequestro le cisterne rimanenti (quelle che Pasquale Quagliano, altro imputato, aveva messo nel suo deposito) bluffando contro Luigi Cardiello.

Dopo essere stato chiamato da Luigi “Re Mida” Cardiello per stoccare e sversare le cisterne, Giovanni Cardiello avrebbe informato un suo conoscente (che non risulta indagato) perchè avvisasse le forze dell’ordine. Avrebbe così teso una trappola a Luigi Cardiello fingendo di aver trovato il luogo adatto per lo sversamento, permettendo così, la sera de 19 ottobre 2019, alle forze dell’ordine di procedere al sequestro del camion contenente i serbatoi da scaricare. Occorrerà comprendere, in corso di processo e con le testimonianze degli altri imputati, oltre che dei vari testi, quale è la verità. Le indagini della Direzione distrettuale antimafia di Potenza, del 2021, ha portato ben 8 imputati alla sbarra, implicati nello stoccaggio e sversamento di 32 cisterne di liquidi tossici.

Ieri ha parlato anche Pasquale Quagliano, imprenditore valdianese nel settore dell’edilizia che ha raccontato di aver preso accordi con Luigi Cardiello per depositare per alcuni giorni, delle cisterne provenienti dall’azienda di Atena Lucana, la Pra.Cal in un suo deposito. Cisterne che poi sarebbero dovute andare in consegna a Vincenzo Langone (altro imputato) per lo sversamento.

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Secondo la sua testimonianza, l'imputato non era a conoscenza del contenuto delle cisterne, avrebbe agito fidandosi di Luigi Cardiello e del fatto che le cisterne provenissero da un’azienda rispettabile.
 

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