Moni Ovadia al Campania teatro festival: «La Russia non è solo demoni»

L'omaggio a Dmitrij Dmitrievic Ostakovic nella villa Floridiana

Moni Ovadia al Campania teatro festival
Moni Ovadia al Campania teatro festival
di Luciano Giannini
Domenica 2 Luglio 2023, 12:00
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«Una vita trascorsa nel segno della musica e del grande amore per la propria terra; un cittadino sovietico fin nel midollo, a dispetto delle vessazioni e delle critiche di formalismo subite dal regime staliniano. Un giorno era sugli altari, l'indomani nella polvere, ma è significativo che in anni di purghe letali, non sia finito nel tritacarne della repressione. Stalin non lo fece mai arrestare; perché sapeva o, forse, soltanto intuiva che era la punta di diamante della cultura russa». Con queste parole Moni Ovadia riassume la figura di uno dei massimi compositori del Novecento, Dmitrij Dmitrievic Ostakovic.

A lui il giornalista, scrittore, musicologo, appassionato del musicista di San Pietroburgo, ha dedicato un testo, «Gli occhiali di ostakovic», che stasera (21.30) sarà a Villa Floridiana per il «Campania teatro festival».

Ovadia: «Condivido con Cappelli questo comune omaggio a un gigante del Novecento musicale, che nasce da una passione condivisa. Io leggerò il suo magnifico testo, in cui raccontiamo il periodo della grande produzione di ostakovic e le vicende successive all'assassinio dell'amico iljaev, insigne didatta e musicologo. In scena sarò accompagnato dalla valentia di Giovanna Famulari, violoncellista e pianista, che si alternerà con i brani registrati». Lo spettacolo, che ha di recente debuttato a Ravenna, è arricchito da foto e video su megaschermo.

Il maestro russo era molto miope, ma il riferimento del titolo ai suoi occhiali sottende altro: «Le lenti fanno parte della sua capacità di comporre. Sono stato miope anch'io in gioventù e ricordo che al mattino, se non le inforcavo, non riuscivo neppure e sentir bene», spiega Ovadia. Gli occhiali sembrano anche una metafora, che individua chi voglia mettere a fuoco la verità nascosta dal potere: «Sono il simbolo di un uomo straordinario che, tra l'altro, dimostra quanto la Russia fosse non soltanto un sistema di potere centralizzato e spietato, ma un mondo in cui la gente viveva, rischiava, pativa creando, tra l'altro, cose magnifiche. In quel Paese non c'erano solamente Stalin e i gulag». Da Stalin a Putin il passo è breve, soprattutto per un «artista terrorista» come Ovadia: «È un dittatore, nessuno lo nega, ma indicarlo come unico demone malvagio non mi sta bene. Invece di offrire una politica di convivenza pacifica, nel corso degli anni Usa e Nato, con le loro armi, si sono avvicinati tanto ai confini della Russia da provocarne la reazione». Questo per dire che «il male non alberga soltanto nell'Est». 

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