Virus, Salvatore Esposito dagli Usa: «State a casa, io do una mano anche da qui»

Salvatore Esposito
Salvatore Esposito
di Gennaro Morra
Mercoledì 11 Marzo 2020, 19:53
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Mentre in Cina si smantella uno degli ospedali costruiti per accogliere i pazienti infetti dal nuovo virus influenzale, in Italia e nel resto del mondo la fine del tunnel è ancora lontana. E se nel nostro paese la guerra al Covid-19 vive una fase cruciale, con l’intero territorio nazionale dichiarato zona protetta, in altri stati i governi emanano i primi provvedimenti per cercare di spezzare la catena di contagio. Perché in un clima di confusione generale, anche guardando l’esperienza cinese e ai dati registrati a Codogno, ormai è chiaro che la lotta al nuovo coronavirus passa attraverso l’isolamento della popolazione, limitandone gli spostamenti allo stretto necessario e spingendola ad adottare le più semplici norme igieniche.

Per questo negli ultimi giorni in tv, nelle radio e sui social network sono partite diverse campagne per informare le persone su i comportamenti giusti da adottare. Messaggi affidati a volti noti dello sport e dello spettacolo, che anche di propria iniziativa si rivolgono al pubblico per chiedere di seguire le disposizioni dettate dal governo.

Ed è un appello molto accorato quello lanciato dall’attore Salvatore Esposito sulla sua pagina Facebook. Dagli States, dove l’attore napoletano si trova da molti mesi per girare la quarta stagione di Fargo, diretto dai fratelli Coen, l’interprete di Gomorra – la serie ha pubblicato un video in cui si mostra molto preoccupato: «Le notizie che mi arrivano dall’Italia mi allarmano un bel po’ – esordisce un Esposito dal volto tirato –. Qui in America la situazione non è molto diversa, solo che hanno un sistema sanitario differente e non effettuano tanti tamponi, che, se ho capito bene, sono a pagamento. Invece, so che l’Italia è stata la prima a effettuare controlli a tappeto a ogni minimo sintomo».

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Poi l’attore cambia sensibilmente tono, accalorandosi nel commentare ciò che sta succedendo oltreoceano: «Essendo lontano dai miei cari, sono abbastanza triste – confessa –. E sono nervoso per il fatto che in tantissimi non rispettano le direttive che sono state date dallo Stato italiano. Se vi dicono che fino al 3 aprile non dovete uscire per futili motivi, non dovete andare in discoteca o accalcarvi in 100mila in un supermercato, perché il rischio di contagio si eleva all’ennesima potenza, ma perché lo fate? Così non ci ammazza il virus, ma l’ignoranza. Se vi dicono di restare a casa, restateci. Questo è l’unico modo per contenere il virus».
 
Ma oltre a diffondere l’importante messaggio di ubbidire alle istruzioni dettate dalle istituzioni, l’interprete di Genny Savastano vuol dare anche una mano: «Non sono qui per ergermi a paladino e diffondere il verbo, ma voglio usare i social per aiutare, anche se da qui è difficile e non so come fare – dice –. Nelle mie stories trovate un link per fare una donazione in favore dell’ospedale Cotugno. Cerchiamo di aiutare tutti gli ospedali, perché oggi gli eroi sono tutti i dottori e gli infermieri che stanno aiutando le persone in difficoltà». E torna a sottolineare l’importanza di seguire le direttive: «Se voi con la vostra stupidità e ignoranza continuate ad andare in giro, non solo rischiate voi, ma anche quelli che vi stanno intorno e non hanno le difese immunitarie alte o hanno già problemi e col virus rischierebbero di morire. Ma vi devono fare i disegnini per farvi capire che dovete stare a casa?».
 
Infine, dopo un sospiro, torna calmo: «Scusate lo sfogo, ma la paura è tanta – confessa –. E ce la possiamo fare solamente se state a sentire chi ne sa più di voi. E non parlo di me, ma di medici e dottori, di ministri e del Presidente del Consiglio, che avranno le loro ragioni se vi dicono di non andare in giro per futili motivi, di non uscire in cinque in una macchina, di non incontrarvi per strada, scambiandovi baci e abbracci, soprattutto in presenza di bambini e anziani». E conclude: «Sosteniamo le iniziative benefiche, diamoci una mano e dimostriamo per una volta che siamo uniti. Per una volta».
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