Avellino, il parco calciatori grande patrimonio

Trentaquattro elementi sotto contratto, 4 in scadenza. Loschiavo: «Con una proprietà forte sono un valore»

Il presidente D'Agostino con il sindaco Festa
Il presidente D'Agostino con il sindaco Festa
di Marco Festa
Venerdì 16 Febbraio 2024, 00:10
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Non ha badato a spese per tornare in Serie B. Dalla scorsa estate ha provato a cancellare la delusione per un campionato anonimo non lesinando investimenti per colpire il bersaglio grosso nel suo quarto anno di presidenza.

Eppure è ancora lì, a soffrire come tutti i tifosi per le sorti della sua squadra: Angelo Antonio D’Agostino continua a non essere ripagato come desidererebbe dall’Avellino, che mercoledì scorso a Potenza lo ha costretto a buttare giù un altro boccone amaro.

Facendosi riacciuffare in pieno recupero dai lucani, i lupi hanno gettato alle ortiche la possibilità di approfittare del pari casalingo a reti inviolate tra Juve Stabia e Brindisi per ridurre da 10 a 8 punti il ritardo dal primo posto.

A dodici giornate dalla fine della stagione regolare la frustrazione aumenta mentre diminuiscono le chance di recuperare il terreno perso, soprattutto per le difficoltà palesate in casa, e si moltiplicano gli interrogativi.

Uno su tutti: come ripartirebbe l’Avellino se non riuscisse a ottenere ciò che tutti si immaginavano avrebbe dovuto conquistare in pompa magna?

Chiaro, guai a fasciarsi la testa prima di essersela rotta, non va dimenticato che se la missione primo posto dovesse essere aritmeticamente fallita ci sarebbero i playoff da giocare, ma con un organico che conta ben trentaquattro giocatori sotto contratto (oltre ai due prestiti Ghidotti e Sgarbi), di cui solo quattro in scadenza, il progetto tecnico torna a essere un argomento centrale.

Su quanto la promozione sarebbe determinante, torna d’aiuto il parere di un dirigente navigato, qual è Antonio Loschiavo: «Andare in Serie B è fondamentale sotto ogni punto di vista. Genererebbe, innanzitutto, una serie di introiti tra diritti tv e sponsor. Arriverebbe denaro fresco nelle casse della società, che andrebbe a recuperare una considerevole parte del capitale stanziato per il conseguimento dell’obiettivo sportivo, ma non solo. Il salto di categoria renderebbe più facili le uscite dei tesserati in esubero. I calciatori vanno considerati come un patrimonio aziendale: i risultati fanno che si valutino o svalutino. È più probabile che un ragazzo che ha fatto parte di un gruppo vincente sia richiesto rispetto a uno che ha faticato coi suoi compagni. Detto ciò, l’Avellino ha comunque ingaggiato dei giovani con cui ha patrimonializzato la rosa: con cessioni mirate coprirebbe una fetta degli eventuali incentivi all’esodo necessari per trovare più agevolmente un’adeguata sistemazione ad altri giocatori».

Sommando i due allenatori e i sette componenti dello staff tecnico a libro paga sono 43 i contratti da onorare, ma Loschiavo non reputa il balzo in cadetteria una dirimente per definire il futuro dell’Avellino come qualcuno potrebbe temere.

Facendo i conti, dall’esterno e senza l’oste.

«In primis, allo stato attuale è prematuro proiettarsi così in avanti. Nulla è perduto e nel calcio ciò che sembra impossibile oggi diventa realizzabile domani se le cose iniziano a girare nel verso giusto. Premesso questo, per fortuna dell’Avellino la proprietà è forte e non ci sarebbe da preoccuparsi se la Serie B non dovesse arrivare neppure quest’anno. Sia D’Agostino sia Perinetti non sono due sprovveduti e hanno certamente considerato ogni tipo di scenario positivo e negativo quando si sono seduti al tavolo per costruire questo Avellino. Hanno ponderato con attenzione ogni singola mossa. Di certo non hanno fatto firmare biennali o triennali a cuor leggero. Sono un imprenditore e un direttore di una certa esperienza. Non siamo di fronte a un salto nel vuoto, alla puntata della vita nel Casinò. Per intenderci: nessun “o la va o la spacca”».

D’altronde lo stesso Perinetti ha dichiarato in diretta tv che per l’allestimento dell’Avellino formato 2023/2024 sono stati messi sul piatto poco più di duecentomila euro rispetto alla gestione De Vito.

C’è tempo per capire che forma avrà l’Avellino che verrà, ma non c’è dubbio che un trionfo metterebbe la strada decisamente più in discesa di com’è oggi.

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