Stefano Ceci aveva un sogno da bambino ed era quello di diventare amico di Diego Maradona. Napoletano, classe 1973, si era trasferito con la famiglia a Catanzaro e, quando il Napoli giocava al San Paolo, partiva nella notte in treno. Arrivato davanti allo stadio, scavalcava e andava ad assistere alla partita. Il primo contatto con Diego grazie a un ex difensore del Napoli, Billy Bigliardi. E poi, 22 anni fa, l'inizio di una grande amicizia raccontata nel libro intitolato appunto «Maradona il sogno di un bambino».
Ceci realizza un altro sogno prima di Napoli-Lazio: presentare ai tifosi azzurri la statua che ha dedicato a Diego, creata dall'artista Dario Caruso e dalla Fonderia Nolana. È proprio Diego, centimetri 165 e peso 72 chili. E una scritta: «Anche io sono napoletano». Viene mantenuta una promessa fatta quattro anni e mezzo fa sul terrazzo dell'Hotel Vesuvio osservando la folla che aveva invaso via Partenope aspettando che il Re si affacciasse e salutasse. «Gli dissi che un giorno lontano avrei fatto una statua per lui con quella scritta. Il giorno purtroppo è arrivato troppo presto».
Stefano si è sdoppiato per essere Maradona. Senza timore, ammette di essersi drogato ed essere diventato obeso per rassomigliare in tutto e per tutto al suo idolo. Poi, a Dubai, hanno entrambi cambiato vita.
Questo non è il tempo delle polemiche. È il tempo di ricordare Diego che sarà presente ogni giorno nello stadio che porta il suo cognome. «E accarezzare la mano della statua potrà dare ancora più carica alla squadra», ha detto il presidente De Laurentiis, che riceverà i presidenti di Fifa, Uefa e Figc per questo tributo.